mercoledì, Giugno 11

Referendum flop, valanga di meme: la “Waterloo” social

Tra i bersagli preferiti spiccano gli slogan trionfalistici della vigilia. «Il voto è la nostra rivolta, il quorum è raggiungibile» proclamava Maurizio  Landini il 6 maggio: ai meme‑maker è bastato capovolgere la frase in «Vuoi indire uno sciopero per riprenderti dalla sconfitta?».

E ancora: «L’Italia ci sorprenderà con un’ondata di partecipazione» prometteva Schlein il 19 maggio; risposta social: «L’ondata c’è stata, ma contro di voi». Ogni citazione è diventata carburante per nuove caricature, GIF e remix musicali.

Il contrattacco di Fratelli d’Italia

Il partito di Giorgia Meloni non ha perso l’occasione: dai profili ufficiali di FdI sono piovuti fotomontaggi con Riccardo Magi (travestito da fantasma alla Camera) piazzato dentro un seggio vuoto, accompagnato dalla didascalia: «Hanno dovuto chiamare un fantasma per fare numero. Magi, era lei?».

L’ex premier Conte invece è andato all’attacco di chi ha creato meme sul tema, dicendo: “Ho trovato penose le foto, i meme infantili e i video dal mare di partiti e rappresentanti di Governo, gli inviti a non votare con trucchetti “alla Meloni”. D’altronde a chi vive di politica da decenni e piazza in posti di lavoro sicuri figli e parenti in fondo cosa frega di chi ha bisogno di più tutele contro licenziamenti, contratti precari e sicurezza sui posti di lavoro?”.

Quando la satira diventa termometro politico

Gli analisti ricordano che il meme è una cartina di tornasole: se le piattaforme ridono di te, il danno d’immagine è già fatto.

L’accusa principale? Avere rotto il silenzio elettorale in piazza e aver agitato toni da resa dei conti contro il governo senza costruire una reale campagna informativa sui quesiti. Morale: l’astensione, più che il “no”, ha suonato la campana a morto.

Cosa resta?

Il giorno dopo, le opposizioni provano a spostare l’attenzione sui prossimi appuntamenti elettorali. Ma il web non dimentica in fretta: i meme continueranno a circolare come monito sull’uso (o abuso) della propaganda senza radicamento reale. E voi, credete che la lezione del “quorum fantasma” cambierà il modo di fare campagna in Italia?

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