A tre settimane dalle critiche rivolte a Elly Schlein, Romano Prodi cambia posizione e decide di schierarsi apertamente a favore della proposta di una patrimoniale. Lo fa in un’intervista a La Stampa, rilanciando il tema delle disuguaglianze e riabbracciando di fatto la segretaria del Partito Democratico.
Per l’ex presidente del Consiglio, le disparità economiche stanno crescendo a un ritmo “intollerabile”, aggravate dalle trasformazioni portate dall’intelligenza artificiale. «Bisogna promuoverla e sfruttarla, ma se non stiamo attenti produrrà nuove divisioni tra ricchi e poveri», avverte Prodi. Da qui la richiesta di politiche di redistribuzione, considerate “assolutamente necessarie”.
La critica al modello economico e il caso Musk

Intervenuto dal Global Forum di Lugano, Prodi punta il dito contro gli squilibri strutturali dell’economia globale. A colpire particolarmente è il riferimento al maxi-compenso approvato da Tesla per Elon Musk: mille miliardi di dollari. «Ma ci rendiamo conto? È una cosa degna dell’umanità?», si chiede l’ex premier, sostenendo che livelli simili di concentrazione della ricchezza «creano la frattura del mondo».
Prodi, pur esprimendo dubbi sulla fattibilità tecnica delle misure annunciate, elogia la direzione intrapresa dal nuovo sindaco di New York, che punta a tassare i super-ricchi: «Mi sembra che rappresenti il nuovo, anche se non il nuovissimo», commenta con cautela.
Europa nel mirino: “Il potere è passato dalla Commissione al Consiglio”
L’ex presidente della Commissione europea dedica uno dei passaggi più duri alla governance dell’Unione Europea, accusando Bruxelles di essere diventata incapace di decidere. «Il diritto di veto è ormai la regola», denuncia. Il risultato, secondo Prodi, è una comunità bloccata: «Quando l’Europa non decide nulla, la gente smette di amarla».
Cita poi il caso delle forniture energetiche: «Il presidente degli Stati Uniti dice agli europei di non comprare gas dalla Russia, ma poi l’Ungheria può farlo perché Orban è suo amico». Un’ingerenza che Prodi definisce «senza precedenti nella storia».
“Abolire l’unanimità per rifare l’Europa”
La soluzione, per Prodi, passa dall’eliminazione del voto all’unanimità. Solo così l’Europa potrebbe tornare a essere efficace: «Se finisse l’unanimità, avremmo già rifatto l’Europa».
Una dichiarazione che scuote il dibattito europeo e interno, soprattutto alla luce delle recenti fratture tra governi e istituzioni comunitarie.
















