Questa clausola aveva suscitato forti dubbi sul piano costituzionale. In particolare, si temeva un’eccessiva concentrazione di potere nelle mani dell’esecutivo, a scapito dell’autonomia delle federazioni sportive. Per evitare un clamoroso stop da parte del Quirinale, la maggioranza ha deciso di stralciare anche questo articolo, trovando un accordo interno che sembra condiviso da tutte le componenti governative.
Il ruolo del ministro dello Sport Andrea Abodi
Il ministro dello Sport, Andrea Abodi, è intervenuto per chiarire la posizione del suo dicastero, sottolineando il carattere politico della mediazione in atto: “Ho deciso di fare un passo di lato per permettere una mediazione politica più ampia”, ha affermato. “Ora è la Commissione a dialogare direttamente con il Quirinale, con il pieno sostegno del governo. Le modifiche in corso dovrebbero evitare un rinvio del decreto da parte del presidente Mattarella”.
Queste dichiarazioni confermano il clima di tensione istituzionale che si è creato attorno al decreto Sport, diventato in pochi giorni uno dei temi più caldi dell’agenda politica.
L’opposizione insorge: “Un pasticcio legislativo”
Dure le reazioni delle forze di opposizione, che non hanno risparmiato critiche nei confronti della maggioranza. In particolare, la senatrice di Italia Viva, Raffaella Paita, ha definito la gestione del provvedimento un “pasticcio continuo”, aggiungendo: “Siamo di fronte a un governo improvvisato, che procede a tentoni”.
Ancora più incisivo l’attacco del senatore del Partito Democratico, Francesco Verducci, che ha parlato in Aula di un tentativo di “commissariamento dello sport italiano”. “Con questo decreto si vuole svuotare il ruolo del Parlamento e accentrare il potere nello sport”, ha dichiarato. “È una visione pericolosa e sbagliata, che riduce lo sport a uno strumento di potere politico. È il simbolo di una destra che vuole trasformare ogni ambito della società in una terra di conquista”.
Un decreto da riscrivere: quali scenari si aprono ora
Dopo i rilievi del Quirinale e la conseguente revisione del testo, il decreto legge sullo Sport deve ora proseguire il suo iter parlamentare. Ma il cammino si preannuncia tutt’altro che semplice. La maggioranza dovrà gestire non solo le tensioni interne, ma anche la crescente pressione proveniente dalle opposizioni e dalle istituzioni.
Il rischio è che il decreto, anziché risolvere problemi nel mondo sportivo, finisca per accenderne di nuovi, tra polemiche istituzionali, accuse di ingerenza politica e contrasti con il dettato costituzionale. Inoltre, la rapidità con cui il governo ha dovuto cambiare rotta ha alimentato dubbi sulla reale preparazione e competenza con cui è stato elaborato il provvedimento.
Il nodo dell’autonomia sportiva
Uno degli elementi centrali della vicenda riguarda l’equilibrio tra autonomia delle federazioni sportive e controllo pubblico. Il tentativo del governo di affidare a Sport e Salute S.p.A. un ruolo operativo nella gestione di grandi eventi sportivi, finanziati con soldi pubblici, ha sollevato preoccupazioni sul rispetto dell’autonomia garantita alle federazioni.
Secondo molti osservatori, il rischio di un’ingerenza politica nella gestione dello sport è tutt’altro che remoto. Per questo motivo il Quirinale è intervenuto, sottolineando la necessità di rispettare i principi costituzionali e di mantenere un equilibrio tra Stato, enti pubblici e organizzazioni sportive.