mantenere un profilo di sinistra per non lasciare campo libero a Giuseppe Conte e all’Alleanza Verdi e Sinistra, con il rischio però di perdere consensi al centro e frammentare ulteriormente la base del Pd.
“Se la segretaria sceglie le posizioni di Marco Tarquinio, Paolo Ciani e Cecilia Strada, ne prendiamo atto”, dichiarano fonti riformiste. “Ma noi stiamo con l’Europa, con le istituzioni, con la NATO, senza farci schiacciare da destra da Ursula, ma nemmeno senza smarrire l’equilibrio politico”.
Franceschini rompe il silenzio: “Il Pd vince al centro, non inseguendo Conte”
A peggiorare la situazione, arriva anche il j’accuse di Dario Franceschini, da mesi silente e ora tornato a parlare per lanciare un messaggio chiaro alla segretaria: “Con il centro il Pd vince. Il leader? Onorato, la sindaca Salis, Manfredi. Conte va lasciato sfogare”.
Un attacco che brucia doppio, considerando che Franceschini alle primarie aveva sostenuto Schlein. La sua uscita è letta come un vero e proprio segnale di resa dei conti imminente. In pratica, sostiene il modello Genova: un’alleanza più moderata tra Pd, Azione e Italia Viva, lasciando al M5S lo spazio a sinistra.
Scissione in vista? Il Pd è di nuovo sull’orlo del baratro
In un partito già segnato da mille fratture, la questione delle spese militari rischia di diventare il casus belli per una nuova diaspora interna. Il tutto avviene alla vigilia di importanti elezioni regionali e in un momento di delicatissime trattative in Europa sul nuovo equilibrio politico post-elezioni.
Schlein sembra determinata a seguire la propria linea, anche a costo di rompere con la minoranza interna. Ma quanto potrà resistere un partito spaccato, tra una segretaria che guarda a Sanchez e una minoranza che si riconosce in Scholz e Macron?
Il rischio concreto è che, nel tentativo di non farsi schiacciare da sinistra, il Pd perda definitivamente il centro e si ritrovi – ancora una volta – a fare i conti con una nuova scissione.