Secondo il sondaggio YouGov, l’opinione pubblica in Europa si divide in modo netto. Se in Italia e Germania prevale la contrarietà, in altri paesi si registra un atteggiamento più favorevole. In particolare, la Spagna si mostra lo stato più propenso a un intervento militare: il 53% degli spagnoli appoggia l’invio di truppe, mentre il 28% si dichiara contrario e il 19% non prende una posizione chiara. Anche nel Regno Unito l’idea raccoglie un sostegno significativo, con il 52% degli intervistati favorevoli, il 27% contrari e un 20% di indecisi. La Francia segue con il 49% dei cittadini a favore, il 29% contrari e il 22% incerti.
Le posizioni di Italia e Germania: un fronte comune di prudenza
Italia e Germania si distinguono quindi per la loro maggiore reticenza rispetto ad altri paesi europei. Nella penisola, il 45% degli italiani si oppone fermamente a un coinvolgimento diretto, mentre il 36% sarebbe disposto a sostenere un’eventuale missione militare. Un ulteriore 20% della popolazione non esprime un’opinione chiara, segnale di una certa incertezza o disinteresse sull’argomento. In Germania, la tendenza è ancora più marcata: il 47% dei cittadini è contrario, il 37% favorevole e il 16% non si esprime.
Questa posizione riflette in parte le scelte politiche adottate dai governi di Roma e Berlino, entrambi orientati a un sostegno logistico, economico e umanitario all’Ucraina, piuttosto che a un intervento militare diretto. Il governo italiano, guidato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha ribadito il proprio supporto a Kiev, ma senza aprire a ipotesi di invio di truppe sul campo. Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha espresso riserve sull’idea di un coinvolgimento militare diretto, sottolineando la necessità di soluzioni diplomatiche e strategie difensive più che offensive.
Perché gli italiani dicono no?
Il rifiuto italiano di un intervento militare diretto in Ucraina può essere attribuito a diversi fattori. In primo luogo, vi è una diffusa preoccupazione per le possibili conseguenze di un’escalation del conflitto, che potrebbe coinvolgere direttamente anche l’Italia e altri stati membri dell’Unione Europea. Molti cittadini temono un aggravarsi delle tensioni con la Russia e le ripercussioni economiche e politiche di un maggiore coinvolgimento nel conflitto.
In secondo luogo, il sentimento pacifista è storicamente radicato nella società italiana. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia ha adottato una politica estera generalmente orientata alla diplomazia e alla mediazione, evitando il più possibile il coinvolgimento diretto in conflitti armati. Questa linea è stata seguita anche in passato in altre crisi internazionali, come quelle in Iraq e Afghanistan, dove la partecipazione italiana è stata spesso limitata a missioni di peacekeeping e supporto umanitario.
Infine, l’attuale situazione economica e sociale potrebbe influenzare la percezione del conflitto tra gli italiani. Con un’inflazione in crescita, un’economia ancora in fase di ripresa post-pandemia e una crisi energetica legata alle sanzioni contro la Russia, molti cittadini preferirebbero che le risorse del paese fossero destinate a problemi interni piuttosto che a interventi militari all’estero.
Come si comporterà l’Europa?
Nonostante la divisione di opinioni tra i vari stati membri, la questione dell’invio di truppe europee in Ucraina rimane sul tavolo delle discussioni politiche. Il presidente francese Macron ha lasciato intendere che l’opzione non è da escludere, mentre il premier britannico Starmer ha ribadito il sostegno del Regno Unito a Kiev, senza però specificare se si tratterà di un supporto logistico, economico o militare diretto..
Nel frattempo, la NATO e l’Unione Europea continuano a monitorare la situazione e a coordinare gli aiuti all’Ucraina, cercando di bilanciare il sostegno al paese invaso con il rischio di un’escalation che potrebbe portare a conseguenze imprevedibili. L’Italia e la Germania, con la loro posizione più prudente, potrebbero giocare un ruolo chiave nel promuovere soluzioni diplomatiche alternative all’invio di truppe.