giovedì, Settembre 19

Strage di Paderno, cos’è successo quella sera: parla il 17enne

Secondo il giovane, i suoi genitori sono stati svegliati dalle urla del fratello minore, e nella ricostruzione del triplice omicidio, il ragazzo ha aggiunto che dopo l’atto ha chiuso gli occhi ai familiari, forse per pietà. Ha inoltre ammesso che, a causa di un profondo malessere interiore, desiderava “cancellare completamente la mia vita di prima”

Un Desiderio Paradossale: Sostenere l’Esame di Matematica

Nonostante il gravissimo gesto, il 17enne ha manifestato il desiderio di voler sostenere l’esame di recupero per il debito in matematica. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria, ha raccontato che il ragazzo, durante un breve incontro in cella, ha espresso la volontà di affrontare l’esame. “Mi ha detto che vorrebbe fare l’esame di riparazione a breve”, ha affermato il parroco..

L’incontro è stato descritto come un momento di brevissima durata, durante il quale don Burgio ha consegnato al ragazzo il libro Non esistono ragazzi cattivi e i saluti dei parenti. La richiesta di voler sostenere l’esame ha suscitato stupore, data la gravità dei fatti di cui è accusato, dimostrando una contraddizione tra l’orrore del crimine e il bisogno di normalità che il ragazzo continua a manifestare.

Le Conclusioni del Gip: Un Pericolo di Recidiva

La decisione del giudice per le indagini preliminari (Gip) è stata chiara: il 17enne rimane un soggetto pericoloso. Nel provvedimento si evidenzia che il ragazzo, dopo aver pianificato e mantenuto saldo il proposito di commettere il triplice omicidio, ha agito con estrema violenza e determinazione. La ferocia con cui ha inferto i numerosi fendenti è considerata indicativa di un pericolo attuale e concreto di recidiva.

Il Gip ha sottolineato come il giovane abbia mostrato una particolare instabilità emotiva e una tendenza a modificare la propria versione dei fatti, aumentando così il rischio che possa ripetere un gesto simile. Per questi motivi, l’unica misura cautelare ritenuta idonea è stata la custodia in carcere, richiesta dalla Procura per i minorenni di Milano. Durante l’interrogatorio nel carcere Beccaria, assistito dall’avvocato Amedeo Rizza, il giovane ha confermato gran parte della sua confessione, sebbene abbia cercato di sminuire la premeditazione, dichiarando di non aver mai creduto davvero di poter compiere un omicidio.

Le Parole del 17enne: Un Malessere Lungo Anni

Il ragazzo, durante l’interrogatorio, ha spiegato che da tempo viveva un profondo malessere interiore. “Da quest’estate sto male, ma già negli anni precedenti mi sentivo distaccato dagli altri. Forse il debito in matematica può aver influito”, ha detto. Secondo la sua ricostruzione, spesso si sentiva superiore agli altri, percependo le persone intorno a lui come meno intelligenti. Questa sensazione di distacco si è accentuata nel corso degli anni, alimentando un crescente disagio..

La testimonianza del nonno materno, riportata negli atti, offre un ulteriore dettaglio: dopo aver compiuto il triplice omicidio, il ragazzo avrebbe confessato di aver agito perché desiderava “lasciare i beni materiali” e separarsi dai genitori. Quando il nonno gli ha chiesto perché avesse ucciso anche il fratello, il 17enne ha risposto: “Non sarei riuscito ad abbandonarlo”.

Il ragazzo ha inoltre rivelato di aver pensato in passato di fuggire di casa, considerando persino l’Ucraina come una possibile destinazione, ma alla fine ha ritenuto che questa scelta non avrebbe risolto il suo malessere. Nelle relazioni psicologiche, il giovane ha dichiarato di essere particolarmente sensibile alle guerre e di commuoversi per queste situazioni, notando che amici e familiari non condividevano il suo stesso coinvolgimento emotivo.

La Decisione di Uccidere: Un Atto Deliberato e Pianificato

Il 17enne ha raccontato che la decisione di compiere il triplice omicidio è maturata la sera della festa. “È stata la sera della festa che ho pensato di farlo, ma non avevo ancora elaborato un piano preciso”, ha ammesso. Il coltello, l’unica arma disponibile in casa, è stato scelto come strumento del crimine. Tuttavia, ha anche aggiunto: “Se avessi riflettuto di più, non l’avrei mai fatto, perché è una cosa assurda”.

Il ragazzo ha spiegato di aver già pensato al gesto nei giorni precedenti, ma di non averlo messo in atto perché non si sentiva convinto. Il pensiero, però, lo ha accompagnato durante tutta la giornata, fino a quando, la sera, ha preso il coltello e ha iniziato. “Una volta iniziato, ho deciso di non fermarmi più perché pensavo che sarebbe stato peggio se mi fossi fermato”, ha dichiarato, rivelando l’escalation di violenza che ha portato alla strage.

La Pericolosità Sociale del 17enne

La giudice Laura Margherita Pietrasanta, che ha interrogato il giovane in mattinata, ha stabilito che per il ragazzo il carcere minorile è l’unica misura possibile. La pericolosità del giovane, secondo la giudice, è evidente nelle modalità del crimine e nella sua incapacità di controllare gli impulsi. Lasciare il ragazzo in libertà rappresenterebbe un rischio concreto per la società.

Il provvedimento evidenzia che il 17enne, se lasciato libero, potrebbe ripetere condotte simili, data la gravità delle sue azioni e la sua incapacità di gestire le emozioni e gli impulsi violenti. Le dinamiche della strage di Paderno Dugnano continuano a suscitare interrogativi e preoccupazioni, lasciando un segno indelebile nella comunità e nei cuori di chi è stato colpito da questa tragedia incomprensibile.

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