lunedì, Settembre 15

Vuelta di Spagna, caos a Madrid: proteste pro-Palestina fermano l’ultima tappa

L’ultima tappa interrotta dai manifestanti

La Vuelta di Spagna 2025 si è conclusa nel caos. Centinaia di manifestanti pro-Palestina hanno invaso le strade di Madrid, costringendo i corridori a fermarsi e scendere dalle bici a circa 56 chilometri dall’arrivo. L’episodio è avvenuto durante l’ultima tappa, tradizionalmente celebrativa, ma segnata da scontri, cori e cariche della polizia.

Striscioni, cori e scontri con la polizia

I manifestanti hanno issato bandiere palestinesi, esposto cartelli con scritte come «Non è una guerra, è un genocidio» e «Free Palestine», e abbattuto alcune transenne lungo il percorso nei pressi della stazione di Atocha. La polizia, già presente con oltre 1.500 agenti, è intervenuta caricando i dimostranti, che hanno lanciato oggetti contro le forze dell’ordine. Momenti di forte tensione si sono registrati anche in Puerta del Sol e in Plaza del Callao.

Una Vuelta condizionata dalle proteste

Le proteste non hanno riguardato solo la tappa finale: nelle ultime dieci giornate, sei tappe erano già state abbreviate o modificate per motivi di sicurezza, con oltre 20 arresti legati alle manifestazioni. Gli organizzatori hanno tentato di garantire la regolarità della corsa, ma l’esito sportivo è stato inevitabilmente oscurato.

La vittoria di Vingegaard passa in secondo piano

Il successo finale del danese Jonas Vingegaard, vincitore della classifica generale, è passato quasi inosservato. Le immagini della folla che occupa la carreggiata hanno dominato la cronaca di giornata, con lo slogan «Questa Vuelta la vince la Palestina» scandito da molti manifestanti.

La posizione del governo spagnolo

Il premier Pedro Sánchez ha commentato gli eventi esprimendo da un lato «rispetto assoluto per gli atleti», dall’altro «ammirazione per il popolo spagnolo che si mobilita per cause giuste come quella della Palestina». Una posizione che riflette il delicato equilibrio tra la gestione dell’ordine pubblico e la libertà di manifestazione.

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