domenica, Febbraio 23

Travaglio senza freni su Zelensky e l’Ucraina

Travaglio senza freni su Zelensky e l’Ucraina

Marco Travaglio e la sua visione su Zelensky e la guerra in Ucraina

Il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, ha recentemente espresso un’opinione netta e provocatoria sulla guerra in Ucraina e sul ruolo del presidente Volodymyr Zelensky.

Secondo Travaglio, il leader ucraino non è il principale responsabile del conflitto, bensì l’ultima pedina sacrificabile di un gioco geopolitico più ampio. «Zelensky non è il primo, ma l’ultimo colpevole della guerra insensata che dilania l’Ucraina da tre anni», ha scritto il giornalista in un editoriale sul Fatto Quotidiano.

 

Una dichiarazione che arriva in un momento particolare: l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e persino alcuni esponenti della politica italiana, tra cui Giuseppe Conte, hanno iniziato a prendere le distanze dall’ex comico ucraino. Travaglio, pur non avendo mai risparmiato critiche a Zelensky, ora ritiene ingiusto addossargli il peso di una guerra che ha radici più profonde..

Un sostegno occidentale a tempo determinato

Fin dall’inizio del conflitto, Marco Travaglio ha messo in guardia dal sostegno incondizionato a Zelensky, sottolineando che l’appoggio occidentale sarebbe durato solo fino a quando avrebbe servito gli interessi di Washington e della NATO. «Lo avevamo previsto dal primo giorno: il sostegno a Zelensky sarebbe finito allo scadere degli sporchi interessi USA, poi sarebbe toccato a noi ‘pacifinti putiniani’ difendere il presidente ucraino scaricato da tutti», ha scritto con il suo tipico tono ironico.

L’analisi di Travaglio suggerisce che Zelensky sia stato usato come una pedina strategica per alimentare il conflitto, con il duplice obiettivo di indebolire la Russia e rafforzare il controllo occidentale sulla regione. Adesso che la situazione militare in Ucraina si è fatta più critica e l’opinione pubblica occidentale mostra segni di stanchezza, le stesse forze che lo hanno sostenuto iniziano a prenderne le distanze.

La narrazione che cambia: Zelensky da eroe a problema

Negli ultimi mesi, sempre più voci autorevoli hanno iniziato a sollevare dubbi sull’operato di Zelensky. Secondo alcuni, il presidente ucraino sarebbe stato abile solo nel raccogliere miliardi di dollari dagli Stati Uniti e dai Paesi europei, senza però ottenere risultati concreti sul campo di battaglia.

Elon Musk, Donald Trump e altri esponenti del mondo politico e imprenditoriale hanno iniziato a diffondere l’idea che il conflitto debba essere risolto al più presto attraverso un negoziato con Putin. Secondo Travaglio, però, addossare tutte le colpe a Zelensky sarebbe non solo ingiusto, ma anche codardo. «Troppo comodo e vile prendersela con l’anello più debole», afferma il direttore del Fatto Quotidiano, ribadendo che la responsabilità principale della tragedia ucraina non ricade solo su Zelensky, ma su chi ha alimentato il conflitto da dietro le quinte..

Zelensky: uno strumento dell’Occidente per colpire la Russia?

Secondo Travaglio, la guerra in Ucraina non è nata per volontà di Putin o per un’aggressione unilaterale russa, ma è stata il risultato di una strategia ben precisa adottata dall’Occidente per destabilizzare Mosca. In questa prospettiva, Zelensky sarebbe stato un semplice strumento nelle mani di Washington, Londra e Bruxelles.

Travaglio definisce il presidente ucraino come il leader di una «democratura dell’Est Europa», accusandolo di aver eliminato l’opposizione politica interna, imposto un’unica rete televisiva di Stato e permesso ai servizi segreti di condurre operazioni di repressione anche contro gli alleati. Tuttavia, pur riconoscendo le responsabilità di Zelensky, il giornalista sottolinea che le colpe più gravi ricadono su chi lo ha manipolato e spinto a seguire una linea di conflitto totale contro la Russia..

Secondo Travaglio, l’Ucraina avrebbe potuto evitare la guerra rispettando gli accordi di Minsk, che prevedevano una certa autonomia per le regioni filorusse del Donbass. Tuttavia, sotto la pressione della NATO e degli Stati Uniti, Zelensky avrebbe scelto di ignorare questi accordi, alimentando così l’escalation bellica. «Sè lasciato ricattare dagli squadroni della morte finanziati e armati dalla NATO e, sotto le loro minacce e la spinta USA-UK, ha tradito gli accordi di Minsk, negando al Donbass la tregua e l’autonomia», scrive Travaglio..

Un piano fallito: la sconfitta dell’Occidente in Ucraina.

Il giornalista non risparmia critiche nemmeno ai leader occidentali, accusandoli di aver illuso Kiev con false promesse di supporto militare e di un’eventuale adesione alla NATO. Secondo Travaglio, gli Stati Uniti, sotto le amministrazioni di Clinton, Bush, Obama e ora Biden, hanno usato l’Ucraina come «testa d’ariete per provocare la Russia, attirarla in guerra, batterla, smembrarla e stravincere la Guerra Fredda».

Ma il piano non ha funzionato. La Russia non è crollata sotto il peso delle sanzioni economiche, l’esercito ucraino non ha ottenuto le vittorie sperate e ora l’Occidente inizia a ritirare il proprio sostegno. La NATO sembra sempre più lontana dal coinvolgimento diretto nel conflitto e le promesse fatte a Kiev sembrano svanire nel nulla.

La vera responsabilità della guerra in Ucraina

Per Travaglio, il vero scandalo non è Zelensky, ma il modo in cui l’Occidente ha gestito la crisi. «Ora che la guerra è persa e la NATO è sparita dall’orizzonte, prendersela con l’anello più debole è troppo comodo e vile», scrive il direttore del Fatto Quotidiano.

La tragedia dell’Ucraina, secondo questa analisi, non è colpa del solo Zelensky, ma di un sistema che ha illuso Kiev con promesse irrealizzabili e l’ha spinta a un conflitto che non poteva vincere. Adesso, con il cambio di narrazione in atto, Zelensky rischia di diventare il capro espiatorio di una guerra voluta da altri.

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