Nonostante le grandi piazze, il suo cuore è sempre rimasto legato alla provincia. Il ritorno a casa lo ha visto protagonista in club storici come il Casale e soprattutto l’Alessandria, dove è diventato una presenza familiare per giocatori, dirigenti e tifosi. Per i Grigi non era solo un collaboratore, ma parte integrante della famiglia.
Il ricordo di chi lo ha vissuto ogni giorno
Chi ha avuto la fortuna di lavorare con lui lo ricorda come una persona capace di creare gruppo come poche altre. Marco Usai, oggi allenatore dell’Annonese e figura storica del calcio locale, lo ha definito una “persona super”, ricordando gli anni condivisi fin da quando era appena un ragazzo.
Usai rievoca con affetto le esperienze a Quattordio e poi all’Asca, dove Frezzato è stato uno degli artefici silenziosi della straordinaria cavalcata che ha portato la squadra dalla Prima Categoria alla Promozione. Un successo costruito anche grazie al suo lavoro quotidiano, lontano dai riflettori ma decisivo.
Fino all’ultimo giorno sui campi
Negli ultimi anni Fiorito Frezzato aveva continuato a frequentare i campi mettendo la sua esperienza al servizio del Castellazzo. Sempre presente, sempre con una battuta pronta a sciogliere la tensione prima di una partita decisiva.
Era questo a renderlo speciale: la capacità di essere professionale senza perdere l’umanità, competente senza mai risultare distante. Ogni atleta che ha incrociato il suo cammino porta con sé un ricordo personale, una parola detta al momento giusto, un gesto che faceva la differenza.
Un’eredità che non si perde
Con la scomparsa di Fiorito Frezzato, il calcio alessandrino perde un pezzo autentico della propria storia. Ma il suo esempio resta. Resta nei racconti degli spogliatoi, nei ricordi delle trasferte, in quel modo di vivere il calcio fatto di rispetto, dedizione e amore sincero per questo sport.
“Uno di noi, per sempre”. Non è solo una frase. È il modo più vero per raccontare chi era Fiorito Frezzato.


















