mercoledì, Dicembre 10

Vittorio Feltri condannato per molestia discriminatoria: la sentenza che cambia tutto

Una decisione destinata a lasciare il segno nel dibattito pubblico italiano. Il Tribunale di Torino ha accolto il ricorso dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi) e ha condannato Vittorio Feltri per molestia discriminatoria basata su nazionalità, etnia e religione. Una sentenza che arriva a distanza di un anno dalle frasi pronunciate dal giornalista nel corso della trasmissione “La Zanzara”, il 28 novembre 2024: dichiarazioni che avevano già suscitato polemiche, sospensioni professionali e interventi dell’AGCOM.

Cosa aveva detto Feltri alla Zanzara

L’episodio contestato risale a un’intervista su Radio24, condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo, nella quale Feltri commentava le proteste seguite alla morte del giovane egiziano Ramy Elgaml nel quartiere Corvetto di Milano.

In quell’occasione il giornalista aveva affermato di evitare le periferie perché “piene di extracomunitari” e aveva rivolto attacchi frontali alla comunità musulmana, arrivando – secondo la ricostruzione in sentenza – a dichiarazioni come “sparare ai musulmani” e a definirli “razze inferiori”.

Parole che avevano già portato a una sospensione dall’Ordine dei Giornalisti e a una multa da 150mila euro per Radio24 disposta da AGCOM.

La decisione del giudice Sburlati

La Prima Sezione Civile del Tribunale di Torino, in una sentenza firmata dal giudice Ludovico Sburlati, ha stabilito che quelle dichiarazioni non sono tutelate né dalla libertà di espressione né dal carattere satirico del programma.

Il giudice ha richiamato precedenti della Corte di Cassazione e della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), evidenziando un principio centrale: la satira non può trasformarsi in un’arma contro categorie vulnerabili. Colpire un gruppo etnico o religioso – e non il potere – non rientra nella satira, ma nella discriminazione.

Per questo la sentenza riconosce la presenza di una “molestia discriminatoria”, lesiva della dignità di intere comunità identificate per origine e fede.

La condanna: risarcimento e pubblicazione sul Corriere

Il Tribunale ha condannato Feltri a versare 20mila euro di risarcimento all’Asgi, oltre all’ordine di pubblicare la sentenza sul Corriere della Sera, come previsto nei casi di particolare gravità e risonanza mediatica.

Nella quantificazione del risarcimento, il giudice ha considerato:

  • la notorietà pubblica di Feltri
  • il suo ruolo istituzionale come consigliere regionale lombardo
  • la vastità del pubblico raggiunto attraverso Radio24
  • la gravità delle espressioni utilizzate

A pesare, in particolare, è stata la frase con la quale Feltri aveva dichiarato di non curarsi delle conseguenze delle proprie parole: un elemento che secondo il Tribunale dimostra piena consapevolezza della portata dei suoi attacchi.

La reazione delle associazioni

Le realtà del terzo settore intervenute nel procedimento – tra cui ARCI, Lunaria, Cambio Passo Onlus e La Casa del Mondo – Adjebadia – hanno accolto la sentenza come un “segnale importante”.

Nel comunicato diffuso dopo la decisione, le associazioni sottolineano che insultare o minacciare interi gruppi in base alla provenienza o alla religione rientra pienamente nella molestia discriminatoria, e che la libertà di parola “non può essere un lasciapassare per offese collettive”.

Un precedente destinato a far discutere

La sentenza crea un precedente significativo sul ruolo pubblico dei commentatori e sull’uso di linguaggi discriminatori nelle trasmissioni a larga diffusione. In un clima politico spesso segnato da tensioni identitarie, il caso Feltri diventa il nuovo punto di riferimento nel dibattito sui limiti della satira e della libertà di espressione.

E mentre il giornalista non ha ancora commentato ufficialmente la decisione, il pronunciamento del Tribunale sembra destinato a riaprire il confronto, non solo tra addetti ai lavori, ma in tutto il panorama mediatico italiano.

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