A gonfiare la cifra, in particolare, è stato il costo degli scialatielli all’aragosta. Il piatto, specialità del ristorante, è stato battuto a 759 euro totali, circa 190 euro a porzione. Le due bottiglie di vino bianco, invece, hanno aggiunto altri 120 euro al conto finale.
La replica del ristoratore: “Prezzi chiari, nessuna sorpresa”
Di fronte alle polemiche, il proprietario del ristorante, Mario Coppa, ha voluto chiarire la propria posizione, difendendo i prezzi applicati. Secondo il titolare, il costo elevato del piatto è giustificato dalla qualità e dalla freschezza della materia prima. L’aragosta, ha spiegato, viene proposta viva al tavolo, in modo che i clienti possano scegliere direttamente l’esemplare che preferiscono.
“Il prezzo è assolutamente normale”, ha dichiarato Coppa. “Un chilo di aragosta viva costa 230 euro. I clienti hanno scelto esemplari da circa 825 grammi ciascuno, quindi i conti tornano. Mostriamo sempre il peso e l’etichetta. Spesso li accompagniamo persino all’acquario per farglieli vedere meglio”.
Un locale esclusivo per clienti consapevoli
Il ristorante “Il Rifugio dei Naviganti” è conosciuto per la sua proposta gastronomica di alto livello, con piatti a base di pesce fresco e crostacei selezionati. Non si tratta dunque di una trattoria economica, ma di un locale che punta a offrire un’esperienza esclusiva, con prezzi coerenti con la qualità offerta — almeno secondo la gestione.
Coppa ha inoltre dichiarato che il locale cerca sempre di valutare se i clienti siano effettivamente in grado di sostenere una spesa del genere, anche se ammette che “non sempre ci riusciamo”. Inoltre, ha aggiunto che ai turisti in questione era stato anche applicato uno sconto, a fronte di alcune lamentele espresse durante il pasto.
“Chi fa il signore, poi non si può lamentare”
Nel suo intervento, il ristoratore ha sottolineato un tema ricorrente: quello dei clienti che cercano un’esperienza da VIP, salvo poi lamentarsi dei costi. “Capita spesso che arrivino, ordinino i piatti più costosi per fare colpo, e poi si stupiscano del conto. Se il prezzo sembrava eccessivo, si poteva chiedere un’aragosta più piccola. Non c’era alcun obbligo”.
Coppa si è detto dispiaciuto per l’accaduto, aggiungendo che il suo obiettivo è quello di offrire un servizio di eccellenza. “Io investo molto per rendere questa zona bella e accogliente”, ha detto, riferendosi anche ai lavori di riqualificazione della piazzetta dove si trova il ristorante. “Abbiamo rifatto tutto per rendere l’ambiente più gradevole. È un posto splendido”.
Guardia di Finanza e polemiche: è stata fatta una denuncia?
Secondo alcuni testimoni presenti sull’isola, dopo aver ricevuto lo scontrino, i turisti avrebbero chiamato la Guardia di Finanza, ipotizzando un controllo o un intervento per verificare la legittimità dei prezzi applicati. Tuttavia, al comando delle Fiamme Gialle di Latina, non risulterebbe al momento alcuna denuncia ufficiale.
Anche il sindaco di Ponza, Franco Ambrosino, ha dichiarato di non essere stato informato dell’accaduto. “Nessuno ha presentato reclami. Non ho ricevuto segnalazioni, né ci sono state proteste formali legate ai prezzi dei ristoranti”, ha precisato.
Prezzi alti, ma legali? Il nodo della trasparenza
Il caso di Ponza riporta alla luce una questione sempre attuale: la trasparenza dei prezzi nei ristoranti turistici. Se da un lato è vero che ogni esercente è libero di stabilire i propri listini, è altrettanto vero che i clienti devono essere informati in modo chiaro e dettagliato prima di ordinare. Mostrare il peso delle aragoste e presentare i prezzi al momento della scelta è certamente una prassi corretta, ma resta da capire se il tutto sia stato percepito come trasparente dai clienti coinvolti.
In contesti turistici come Ponza, dove i ristoranti di lusso convivono con trattorie alla portata di tutti, è importante che ci sia chiarezza per evitare incomprensioni, soprattutto con chi non è del posto.