mercoledì, Luglio 30

Panatta esplode sul “caso Sinner”: “Tacciano i tuttologi! Finale epica, critiche senza senso”

La finale più lunga nella storia del Roland Garros

Cinque ore e trentasei minuti. Jannik Sinner contro Carlos Alcaraz, due gladiatori che hanno riscritto i confini della resistenza umana su terra rossa. Adriano Panatta, unico italiano ad alzare al cielo il trofeo parigino nel 1976, confessa sulle pagine de La Verità: «Mi sentivo sfinito sul divano, figuratevi loro in campo». Per l’ex campione la sfida decisa al super tie‑break è «il match più intenso mai visto a Parigi».

Tennis, lo sport “inventato dal diavolo”

Nel suo libro Il tennis l’ha inventato il diavolo Panatta definisce la racchetta «logorante, stressante, diabolica». Il romano cita la massima di Goran Ivanišević: «In partita affronti cinque avversari invisibili – giudice di sedia, pubblico, raccattapalle, campo e te stesso – oltre a quello dall’altra parte della rete». Un contesto perfetto per spiegare le dinamiche “psico‑fisiche” vissute da Sinner sotto il tifo caldissimo (e spesso ostile) del pubblico francese.

Empatia contro aplomb: Alcaraz vs Sinner

«Alcaraz è mediterraneo, sanguigno, empatico; piace alla folla che si nutre di gesti plateali. Jannik è l’opposto: glaciale, educato, chirurgico», osserva Panatta. Due stili che incantano per ragioni diverse, ma che convergono in un’unica verità: «Il tennis moderno è una colata di emozioni dove mente e corpo viaggiano al limite».

Panatta sbotta contro i detrattori

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