Una giornata di tensione e polemiche quella vissuta a Udine, teatro della partita Italia-Israele per le qualificazioni ai Mondiali 2026. Fuori dallo stadio, un corteo Pro-Palestina è degenerato in scontri con la polizia, mentre all’interno della Rai scoppiava un caso politico per una frase pronunciata in diretta da un giornalista del Tg3. In serata, poi, il gesto simbolico di Alessandro Antinelli ha spostato l’attenzione su Gaza e sulla memoria dei reporter uccisi nel conflitto.
La frase di Cecconi al Tg3 che accende la polemica
Durante un collegamento da Udine per il Tg3, il cronista Jacopo Cecconi ha detto: «L’Italia ha la possibilità di eliminare Israele almeno sul campo, vincendo». Una frase che, in un contesto già carico di tensione per la guerra in Medio Oriente e le proteste nelle piazze italiane, ha subito scatenato un putiferio politico.
Fratelli d’Italia ha reagito con durezza. Il deputato Francesco Filini ha definito le parole “gravissime e assurde”, chiedendo “provvedimenti immediati” alla Rai e l’intervento dell’Ordine dei Giornalisti. Sulla stessa linea il senatore Raffaele Speranzon, che ha parlato di “linguaggio pericoloso e vergognoso”. Anche Elisabetta Gardini e Galeazzo Bignami hanno chiesto chiarimenti, sottolineando la necessità che il servizio pubblico mantenga equilibrio e responsabilità comunicativa.
La replica del Cdr del Tg3
Nel giro di poche ore, il Comitato di Redazione del Tg3 ha diffuso una nota ufficiale difendendo il giornalista: «La frase è stata estrapolata dal contesto e non alludeva in alcun modo all’eliminazione dello Stato di Israele». Secondo la nota, Cecconi si riferiva unicamente alla competizione calcistica e stava commentando il clima di contestazione fuori dallo stadio, spiegando che “almeno sul campo” era un modo per distinguere l’aspetto sportivo da quello politico.
“Da questa piazza arriva il messaggio che queste persone ritengono che questa partita non si dovesse giocare, che Israele dovesse essere esclusa dalle competizioni. Allo stadio ci saranno 10mila persone, circa la metà della capienza. L’Italia ha la possibilità di eliminare Israele almeno sul campo vincendo.”
Il Cdr ha definito “strumentale” l’uso della frase isolata, ribadendo che Cecconi non ha mai avuto intenzioni politiche o ideologiche.
Scontri fuori dallo stadio e feriti tra i giornalisti
Parallelamente alla bufera mediatica, fuori dallo stadio di Udine la situazione è degenerata. Alcuni manifestanti hanno tentato di forzare i cordoni della polizia e sono stati respinti con idranti e lacrimogeni. Tra i feriti anche due giornaliste, una delle quali, Elisa Dossi di Rainews, è stata colpita da una pietra lanciata durante gli scontri.
Le immagini della tensione hanno fatto il giro del web, mostrando un corteo partito pacificamente che si è progressivamente trasformato in un confronto diretto con le forze dell’ordine. L’intervento degli agenti in tenuta antisommossa ha impedito ai manifestanti di raggiungere lo stadio.
Il gesto di Antinelli: «Per i colleghi morti a Gaza»
Dopo il fischio finale della partita, vinta dall’Italia per 2-0, il giornalista di Rai Sport Alessandro Antinelli ha indossato in diretta un fiocco nero sul bavero della giacca. Nel suo commento post-gara ha spiegato il gesto, ricordando i colleghi caduti durante il conflitto in Medio Oriente: «Questo fiocco ricorda i 250 giornalisti e giornaliste che hanno perso la vita nel conflitto a Gaza, in quello che la commissione d’inchiesta dell’ONU ha definito un genocidio che hanno provato a raccontare, e purtroppo a casa non sono tornati».
Antinelli ha anche espresso solidarietà alle colleghe ferite a Udine, collegando il suo intervento alla libertà di stampa e al diritto di raccontare la realtà anche nei contesti più difficili. Le sue parole hanno raccolto migliaia di condivisioni sui social, con molti utenti che hanno lodato il coraggio del gesto e la sobrietà del messaggio.
Una giornata simbolo tra sport, politica e informazione
Il caso Cecconi, gli scontri fuori dallo stadio e il gesto di Antinelli hanno trasformato la serata di Udine in un crocevia di tensioni tra sport, informazione e geopolitica. Da un lato la politica chiede responsabilità alla Rai e ai suoi cronisti; dall’altro, il mondo del giornalismo rivendica il diritto di raccontare, anche tra mille rischi, le verità dei conflitti contemporanei.
La Commissione di Vigilanza Rai ha annunciato che chiederà chiarimenti alla direzione dell’emittente. Intanto, sui social, il dibattito resta acceso: c’è chi invoca rigore e chi, invece, difende la libertà di espressione dei reporter. Una serata di calcio che, ancora una volta, si è trasformata in uno specchio delle divisioni del nostro tempo.
Aggiornamento alle 23:30 del 14 ottobre 2025.