lunedì, Ottobre 27

Lega, mozione anti-islamizzazione: Salvini annuncia stretta su velo e ricongiungimenti

La Lega torna ad affrontare il tema dell’islamizzazione, che secondo Matteo Salvini rappresenta una delle nuove sfide culturali e politiche del Paese. Dopo la recrudescenza del conflitto in Medioriente e la crescita del movimento pro-Palestina in Europa, il Carroccio ha annunciato una nuova offensiva legislativa che sarà presentata entro dicembre in Parlamento.

Salvini: “Un piano per difendere sicurezza e identità”

Il vicepremier e leader della Lega ha dichiarato in un’intervista a Libero che la formazione sta lavorando a un pacchetto di norme contro l’islam radicale, con l’obiettivo di “tutelare la sicurezza nazionale e i valori occidentali”. Tra le misure annunciate figurano una stretta sui ricongiungimenti familiari e la creazione di un permesso di soggiorno a punti, che potrebbe essere revocato al termine del punteggio previsto, comportando l’espulsione automatica dello straniero.

La mozione dei territori: il caso Lissone

Come spesso accade nel partito, l’iniziativa è partita dai territori lombardi. A Lissone (Monza), la Lega locale ha fatto approvare una mozione che impegna la giunta comunale a vietare l’ingresso negli edifici pubblici a chiunque indossi capi che coprano il volto. L’ordinanza, promossa dall’europarlamentare Silvia Sardone e dal capogruppo regionale Alessandro Corbetta, rappresenta il primo passo concreto della nuova campagna.

«Da Monza – spiegano – parte una battaglia di civiltà. Lissone è il primo Comune ad approvare una mozione di questo tipo, seguendo la linea già ribadita dalla Regione Lombardia». Nei prossimi mesi, la Lega punta a estendere la mozione in tutti i Comuni italiani, in particolare dove “il fenomeno dell’islamizzazione è più presente”.

Il divieto del velo e la proposta di nuovi reati

La linea dura del Carroccio si concentra anche sul velo integrale e sulle regole di comportamento nei luoghi pubblici. Secondo Sardone, sotto scorta da anni per minacce ricevute da gruppi islamisti, la battaglia “non è solo una questione di sicurezza, ma anche di libertà delle donne”.

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