Cerno a Quarta Repubblica: “Trump è una benedizione per la democrazia”. Poi la stoccata durissima a Monti
Le tensioni internazionali legate ai dazi imposti dagli Stati Uniti e le mosse geopolitiche in vista del viaggio di Giorgia Meloni a Washington hanno acceso il dibattito nella puntata di Quarta Repubblica, andata in onda lunedì sera su Rete 4. Ospite in studio, Tommaso Cerno, direttore de Il Tempo, che ha scosso la trasmissione con un intervento destinato a far discutere.
La stoccata a Monti: “Lui se ne intende di regimi”
Nel corso della trasmissione, Nicola Porro ha ricordato le parole recenti dell’ex premier Mario Monti, secondo cui gli Stati Uniti, sotto la guida di Donald Trump, rischierebbero di scivolare verso “un regime autoritario peggiore del fascismo”. Una frase che ha sollevato numerose polemiche.
Tommaso Cerno ha replicato duramente: “Dice che ha ragione? Lui, che di regime autoritario se ne intende, visto che è andato al governo per una lettera finta dell’Unione Europea. Ha governato nel silenzio totale della critica, come una specie di semidio”. Una risposta tagliente, che ha fatto il giro dei social in poche ore.
“Trump è una benedizione per i veri democratici”
Ma la parte più sorprendente dell’intervento è stata la sua posizione su Trump: “Penso che Donald Trump sia una benedizione di Dio per qualunque democratico. Dopo dieci anni di retorica, di catastrofi annunciate e mai arrivate, di classe dirigente impoverita, la democrazia ha bisogno di svegliarsi. E Trump la scuote”.
Secondo Cerno, solo attraverso una scossa così forte si può far riemergere un vero spirito democratico: “Quando la democrazia si scuote, qualche visionario trova sempre una nuova strada. È sempre stato così”.
L’aneddoto in Cina e la fuga anticipata
Il direttore de Il Tempo ha poi raccontato un episodio emblematico durante la sua esperienza da parlamentare: “Feci un viaggio in Cina con una commissione. I vertici del Partito Comunista ci dissero che entro cinque anni sarebbero diventati la prima potenza mondiale, e che l’Italia avrebbe fatto meglio a fare accordi con loro, non con gli Stati Uniti”.