Una mattinata di paura e caos nel cuore della capitale serba. Davanti al Parlamento di Belgrado, un uomo ha aperto il fuoco in direzione dell’area dove da mesi si trova un accampamento di studenti in protesta, simbolo del dissenso giovanile contro il governo. Subito dopo gli spari, l’aggressore ha tentato di appiccare un incendio tra le tende. Le fiamme sono state domate in pochi minuti, ma il bilancio resta grave: una persona è in condizioni critiche.
L’attacco davanti al Parlamento
Secondo la ricostruzione fornita dal ministro della Sanità Zlatibor Loncar, l’uomo ha sparato diversi colpi di arma da fuoco in un’area densamente frequentata, a pochi metri dal palazzo che ospita il Parlamento. Le forze dell’ordine, intervenute in modo rapido, sono riuscite ad arrestarlo dopo una breve colluttazione.
Spari davanti al #Parlamento di #Belgrado, dove da mesi, in un parco, campeggiano alcune tende degli studenti in protesta. Una persona ferita versa in gravi condizioni. Ad aprire il fuoco e ad appiccare un incendio un uomo che è stato subito arrestato. pic.twitter.com/3wK1GkjRhC
— Tg1 (@Tg1Rai) October 22, 2025
Le motivazioni dell’attacco non sono ancora chiare, ma le prime ipotesi parlano di un gesto di violenza premeditata. “Solo per un caso fortuito non si contano più vittime – ha dichiarato Loncar –. La quantità di munizioni esplose fa pensare a un’intenzione di colpire duramente”.
Il panico e l’intervento dei soccorsi
Scene di terrore hanno attraversato l’area antistante al Parlamento. Gli studenti, che da settimane vivono nelle tende per chiedere riforme e più trasparenza, hanno tentato di mettersi in salvo mentre i colpi riecheggiavano tra i palazzi. Subito dopo gli spari, l’aggressore ha versato del liquido infiammabile vicino alle tende, dando fuoco a parte dell’accampamento. Il rogo è stato spento dai vigili del fuoco, accorsi insieme ai paramedici.
La persona ferita – un giovane manifestante, secondo le prime informazioni – è stata trasportata d’urgenza in ospedale e versa in condizioni molto gravi. I medici stanno monitorando la situazione, mentre la polizia ha delimitato l’area per i rilievi.
La reazione del governo e di Aleksandar Vucic
La notizia dell’attacco ha raggiunto in pochi minuti il presidente Aleksandar Vucic, che ha interrotto la sua partecipazione a una cerimonia ufficiale al Palazzo Serbia. In una dichiarazione pubblica, il capo dello Stato ha parlato di un “grave atto terroristico”, annunciando un’inchiesta immediata e la convocazione del Consiglio di sicurezza nazionale.
“Si tratta di un attacco non solo contro i cittadini, ma contro la stabilità della nostra Repubblica”, ha detto Vucic, definendo l’episodio “un tentativo deliberato di seminare il caos nel cuore della democrazia serba”. Il governo, ha aggiunto, “risponderà con fermezza, ma senza compromettere il diritto alla libertà di espressione”.
Il contesto delle proteste studentesche
L’aggressione è avvenuta in un momento di forte tensione politica. Da mesi, l’area davanti al Parlamento ospita un sit-in permanente di studenti che chiedono riforme democratiche, elezioni trasparenti e il rispetto dello stato di diritto. Le tende, colorate e simboliche, sono diventate un punto di riferimento per la società civile, ma anche un bersaglio di critiche da parte di gruppi nazionalisti e pro-governativi.
Molti si chiedono se l’attacco sia stato un gesto isolato o un tentativo di intimidazione nei confronti del movimento studentesco. L’atto incendiario, mirato proprio all’accampamento, ha sollevato dubbi sul reale obiettivo dell’assalitore. Gli studenti, intanto, promettono di non abbandonare la piazza: “Non ci fermeranno con la paura”, ha dichiarato uno dei portavoce.
Una tensione che cresce da mesi
Negli ultimi tempi, le proteste studentesche si sono estese anche ad altre città della Serbia, con manifestazioni a Novi Sad e Kragujevac. Le forze dell’ordine, pur mantenendo una presenza costante, avevano finora evitato scontri diretti. L’attacco di oggi rischia però di cambiare radicalmente il clima politico nel Paese.
Le indagini e le implicazioni politiche
L’inchiesta, affidata a una sezione speciale della polizia antiterrorismo, dovrà chiarire se l’uomo abbia agito da solo o con l’appoggio di un gruppo organizzato. Gli investigatori stanno analizzando i filmati delle telecamere di sorveglianza installate intorno al Parlamento.
Il ministro dell’Interno ha confermato che l’aggressore possedeva una licenza d’armi scaduta e avrebbe acquistato illegalmente le munizioni. “Stiamo valutando i collegamenti con ambienti estremisti o gruppi nazionalisti violenti”, ha dichiarato una fonte di polizia.
Un paese in bilico
La definizione di “atto terroristico” data dal presidente Vucic segna un passaggio cruciale. Le misure di sicurezza a Belgrado sono state innalzate al massimo livello, con controlli estesi anche ai luoghi pubblici e agli snodi di trasporto. Ma il rischio, secondo alcuni osservatori, è che la risposta dello Stato possa tradursi in una stretta sulle libertà civili.
La Serbia vive da anni una difficile polarizzazione politica, tra chi sostiene il governo e chi accusa le istituzioni di autoritarismo. In questo scenario, l’attacco davanti al Parlamento potrebbe alimentare nuove tensioni e rendere ancora più fragile l’equilibrio tra ordine e democrazia.
La comunità internazionale, intanto, segue con apprensione la vicenda. L’Unione Europea e le Nazioni Unite hanno espresso solidarietà al popolo serbo e condannato “ogni forma di violenza contro la libertà di manifestazione”.