domenica, Ottobre 19

Ranucci, la nuova pista su cui si indaga: l’indizio da un pentito

La Procura di Roma indaga su una nuova direttrice: i business dell’eolico finiti nel mirino della ‘ndrangheta e di soggetti politici di sponda.

Il possibile movente intimidatorio sarebbe collegato a un collaboratore di giustizia ascoltato per un servizio di Report e trasferito d’urgenza in località protetta nella tarda mattinata di giovedì, circa dieci ore prima dell’esplosione sotto casa di Sigfrido Ranucci a Campo Ascolano.

 

Secondo quanto filtra, il trasferimento avrebbe fatto temere un’imminente fuga di notizie o reazioni di vendetta nei confronti del pentito, un imprenditore contiguo a consorterie calabresi con interessi nelle rinnovabili. L’ordigno — una “bomba carta” ad alto potenziale con circa un chilo di polvere pirica pressata — potrebbe essere stato un avvertimento per fermare la messa in onda del servizio annunciato da Report per la terza puntata (dal 26 ottobre su Rai3).

Gli indizi che portano alla “pista eolica”

  • Tempistica: il trasferimento del pentito intorno a mezzogiorno, seguita in serata dall’esplosione.
  • Contenuti: il testimone avrebbe fornito dettagli su appalti, permessi e flussi di denaro nelle filiere eoliche.
  • Precedenti minacce: Ranucci ha ricordato di essere stato già citato in carcere da ambienti legati a famiglie calabresi toccate da inchieste su appalti e denaro sporco (tra cui il caso Arena di Verona).

La dinamica dell’attentato

L’ordigno non risulta azionato a distanza: sarebbe stato lasciato con miccia accesa tra due vasi all’esterno della villetta, a una ventina di metri dall’ingresso. Un uomo incappucciato in nero è stato visto allontanarsi verso un’area verde pochi istanti prima della deflagrazione.

 

Gli inquirenti incrociano le immagini della rete di telecamere (compresa quella su un semaforo pedonale a circa 50 metri) con i dati di cella e stanno verificando eventuali collegamenti con una Fiat 500 rubata ritrovata nelle vicinanze.

Le ipotesi parallele

Resta in piedi anche la pista “ultrà”, di profilo criminale più basso, riconducibile a possibili ritorsioni per precedenti servizi di Report sull’area di San Siro e sui business illeciti intorno agli stadi. In questo scenario, l’azione potrebbe essere stata “tollerata” o coperta da gruppi criminali che controllano il territorio del litorale romano e che vantano connessioni con curve del Nord.

Gli accertamenti confrontano infine la “firma” dell’esplosivo con episodi a Ostia (ordigni artigianali usati per colpire stabilimenti e attività) avvenuti negli ultimi mesi.

Cosa stanno facendo gli investigatori

  • RIS: analisi chimico-fisiche su residui, inneschi, frammenti e modalità di pressatura per isolare una catena di approvvigionamento e possibili impronte/trace evidence.
  • Antimafia: coordinamento DDA su danneggiamento e fabbricazione di esplosivo aggravati da metodo mafioso; focus su flussi economici dell’eolico e su intermediari.
  • Intelligence territoriale: verifiche su pedinamenti pregressi, “prove” di esplosioni nei giorni antecedenti e presenze anomale segnalate dai residenti.

Il quadro

L’impianto investigativo tiene insieme un movente di alto profilo (interessi nelle rinnovabili e possibili proiezioni ‘ndranghetiste) e una manovalanza locale capace di confezionare un ordigno ad alto potenziale e di leggere le abitudini della vittima. Gli inquirenti parlano di indagini «a 360 gradi», con priorità all’identificazione degli esecutori e all’eventuale mandante.

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