È in quel momento che è scoppiato un conflitto a fuoco
: il brigadiere è stato colpito all’addome da un proiettile che si è rivelato fatale. Il collega ha cercato di inseguire i fuggitivi, ma è tornato indietro dopo aver udito le grida disperate dell’amico e compagno di servizio.
«I sanitari del 118 hanno fatto tutto il possibile – racconta il comandante Guardo – ma purtroppo non c’era più nulla da fare». La notizia si è diffusa rapidamente in tutta la cittadina pugliese, gettando nello sconforto non solo la caserma ma anche la comunità locale.
“Zio Carlo”: i colleghi lo ricordano
Carlo Legrottaglie era conosciuto e amato da tutti. Dal 2016 prestava servizio a Francavilla, ma vantava una lunga carriera nei reparti operativi, con decenni spesi sul campo. In caserma lo chiamavano affettuosamente “zio Carlo”, un nomignolo che racconta molto più di mille parole. Era il più anziano del reparto, ma anche il più sorridente, disponibile e umano.
«Era un uomo energico, sempre pronto ad agire – lo ricorda Guardo – sembrava più giovane della sua età. Un esempio per tutti, una vera icona del pronto intervento». Il suo spirito paterno lo rendeva un punto di riferimento per i giovani carabinieri appena entrati in servizio. Sempre con la battuta pronta, sempre pronto ad aiutare, anche fuori orario.
Un uomo di famiglia, riservato e dedito agli affetti
Carlo era sposato e padre di due figlie. Una vita semplice, fatta di casa, famiglia e lavoro. Poche parole, tanto cuore. «Ieri mi ha fatto una battuta: “Comandante, siamo al giro di boa. Ancora quattro giorni e sono libero” – racconta Guardo con voce rotta dall’emozione – sembrava sereno, pronto a godersi il meritato riposo».
Un addio che pesa come un macigno
In queste ore tutta l’Arma si stringe attorno alla famiglia di Legrottaglie. Il ministro dell’Interno ha espresso cordoglio, mentre il Comando Generale ha disposto le onoranze ufficiali per l’ultimo saluto a un servitore dello Stato caduto in servizio. Il sindaco di Francavilla ha annunciato il lutto cittadino per il giorno dei funerali.
Il comandante Guardo ha concluso: “Noi siamo abituati a soccorrere il cittadino. È strano invece soccorrere un tuo stesso collega con un colpo all’addome mentre ti guarda fisso negli occhi e ti chiede aiuto. Sono attimi di disperazione. Carlo aveva due figlie e una moglie, la sua vita era casa lavoro, lavoro casa: oltre alle 7 ore che passava qui con noi, si dedicava alla famiglia. Ricordo la battuta che mi fece ieri, durante il suo servizio pomeridiano: “Comandante, abbiamo finito, siamo al giro di boa”. Erano i suoi ultimi quattro giorni di servizio”.