sabato, Aprile 19

“Come la bomba atomica”: choc da Gruber, gelo in studio

A discutere dell’argomento è stato Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes, che ha espresso opinioni forti sulla natura e le possibili conseguenze di questa mossa.

Un gesto simbolico quanto distruttivo: la metafora della bomba

Secondo Caracciolo, la recente decisione di Trump sui dazi internazionali rappresenta molto più di una semplice manovra economica. L’esperto ha paragonato la scelta del tycoon a una vera e propria bomba finanziaria, paragonabile, per portata simbolica e conseguenze, alla bomba atomica lanciata da Harry Truman sul Giappone durante la Seconda guerra mondiale. Una dichiarazione forte, che sottolinea quanto le ripercussioni economiche della decisione statunitense possano destabilizzare non solo i mercati, ma anche gli equilibri geopolitici internazionali.

Mercati in subbuglio: reazioni a catena

La reazione dei mercati globali non si è fatta attendere. Fin dall’annuncio delle nuove tariffe commerciali, le borse hanno mostrato segnali di nervosismo, e gli investitori si sono mossi con cautela. Le nuove misure protezionistiche varate da Trump mirano a colpire principalmente la Cina, ma l’effetto domino si sta già facendo sentire in numerosi altri paesi, sia asiatici che occidentali. Caracciolo ha sottolineato che questa manovra rischia di compromettere anni di cooperazione economica e apertura commerciale costruiti con fatica dalla comunità internazionale.

Una visione del mondo da “padrone di casa”

Nel corso dell’intervista, Caracciolo ha cercato di spiegare la logica dietro l’azione dell’ex presidente americano. “Trump parte dal presupposto, in parte fondato, che gli Stati Uniti siano in una situazione economica critica”, ha dichiarato. Tuttavia, l’analista sottolinea che il problema sta nell’atteggiamento con cui l’ex leader affronta il contesto globale: come se fosse il dominus incontrastato della scena internazionale. Questo modo di pensare, secondo Caracciolo, è pericoloso e può portare a scelte avventate con effetti imprevedibili.

L’Asia si compatta per difendersi dagli squilibri

Una delle conseguenze più rilevanti della politica dei dazi, ha spiegato Caracciolo, è l’avvicinamento tra tre grandi potenze asiatiche: Cina, Giappone e Corea del Sud. Questi paesi, tradizionalmente divisi su numerosi fronti, sembrano trovare oggi un terreno comune nella necessità di fronteggiare l’instabilità derivante dalle politiche statunitensi. La paura che gli Stati Uniti possano stravolgere le regole consolidate del commercio mondiale sta spingendo queste nazioni verso una cooperazione più stretta, in una sorta di fronte comune per difendere i propri interessi economici.

Una lunga catena di errori strategici

Nel dibattito televisivo, Caracciolo ha anche voluto riportare l’attenzione su scelte politiche passate che, secondo lui, hanno contribuito a costruire il contesto attuale. “Prima di Trump, ci fu un altro presidente che commise un grave errore strategico: Bill Clinton”, ha ricordato. A suo parere, fu proprio durante l’amministrazione Clinton che si aprì la porta alla Cina nel mercato globale, una mossa che oggi viene rivalutata alla luce delle tensioni commerciali e geopolitiche odierne. L’ingresso della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio, fortemente voluto da Washington, si è rivelato col senno di poi una scelta che ha favorito Pechino a discapito degli equilibri americani.

Una politica che divide: protezionismo contro globalizzazione

La mossa di Trump si inserisce all’interno di un contesto più ampio, quello del ritorno del protezionismo contro la globalizzazione. Negli ultimi anni, molti leader occidentali hanno cavalcato l’onda di un sentimento diffuso di sfiducia nei confronti della globalizzazione economica, accusata di penalizzare i lavoratori locali e arricchire soltanto le grandi multinazionali. In questo clima, misure come l’aumento dei dazi diventano strumenti per recuperare consenso interno, anche se rischiano di minare le relazioni internazionali.

Il futuro degli scambi internazionali

Le decisioni unilaterali adottate dagli Stati Uniti aprono scenari incerti per il futuro del commercio globale. Se altri paesi dovessero seguire l’esempio americano, potremmo assistere a una progressiva disgregazione del sistema multilaterale che ha regolato gli scambi economici internazionali negli ultimi decenni. In un mondo sempre più interconnesso, la rottura di questi equilibri potrebbe generare tensioni politiche, disoccupazione e instabilità economica diffusa.

Trump: genio strategico o rischio globale?

Il grande interrogativo sollevato da Lilli Gruber nel corso della trasmissione – “Strategia o follia?” – resta aperto. Donald Trump è stato spesso descritto come un presidente imprevedibile, capace di rompere schemi tradizionali e introdurre nuove dinamiche. Ma il prezzo delle sue decisioni potrebbe essere molto alto. Secondo Caracciolo, il rischio è che le scelte di Trump non siano il frutto di una visione lungimirante, ma piuttosto di una logica impulsiva, orientata più alla ricerca del consenso interno che alla stabilità mondiale

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