Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha espresso dolore e riconoscenza con un post su X: «Sono profondamente addolorato per la scomparsa del Generale di Corpo d’Armata Franco Angioni». Ha poi ricordato il ruolo centrale del generale durante la missione di pace in Libano nel 1982: «Seppe affrontare una delle missioni più complesse distinguendosi per rigore operativo e sensibilità umana».
«La sua leadership rese l’Italia un modello di efficacia e umanità riconosciuto a livello internazionale», ha aggiunto Crosetto. «Figura di riferimento per l’Esercito e per la Difesa, lascia un esempio che continuerà a ispirare le generazioni future».
Chi era Franco Angioni
Nato nel 1933, Franco Angioni è stato comandante della missione italiana in Libano nel 1982, nell’ambito del contingente multinazionale di pace. Il suo nome è rimasto legato a quella esperienza, considerata il primo grande banco di prova per l’Italia militare all’estero dopo la Seconda guerra mondiale. Nel corso della carriera ha ricoperto ruoli di grande responsabilità nell’Esercito e, una volta lasciato il servizio attivo, ha continuato il suo impegno come parlamentare della Repubblica.
Un’eredità di disciplina e umanità
La figura del generale Angioni ha rappresentato per decenni un modello di leadership militare e morale. Amato dai suoi uomini e rispettato anche fuori dall’ambiente delle Forze Armate, è ricordato come un comandante capace di unire rigore, empatia e senso del dovere. La sua eredità resta viva come esempio di dedizione al Paese e ai valori democratici.
«Lascia un vuoto profondo nelle istituzioni e in chi ha avuto l’onore di servirgli accanto», ha concluso Crosetto nel suo messaggio di cordoglio. I funerali saranno celebrati nei prossimi giorni in forma solenne, alla presenza delle autorità civili e militari.















