Il confronto più acceso di Atreju 2025 è andato in scena tra il ministro della Difesa Guido Crosetto e il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio. Un duello senza sconti, in cui si è parlato di Ucraina, Nato, Putin, Salvini e Francesca Albanese, davanti a una platea che ha alternato applausi, risate e standing ovation.
Ucraina, Russia e Nato: il duello Crosetto–Travaglio
Crosetto ha aperto il confronto parlando della guerra: «Nessuno ha mai creduto che l’Ucraina potesse vincere, ma ha vinto quando è sopravvissuta all’invasione». Poi la stoccata all’Unione Europea: «L’Europa è debole, non riesce a parlare con una voce sola».
Sulla figura di Putin il ministro è stato netto: «Questo uomo geniale parla di pace mentre da mille giorni lancia missili su scuole e ospedali. Il 93% degli obiettivi è civile».
Lo scontro sull’allargamento Nato
Quando Travaglio cita l’allargamento della Nato come una delle cause del conflitto, la platea applaude. Ma Crosetto replica duramente: «Sembra vero, è bello da dire, ma è falso. Se applaudite lui, vuol dire che anche qui è passata qualche panzana».
Il ministro porta un esempio: «La Svezia ha chiesto di entrare nella Nato dopo l’invasione, non prima. Se Paesi liberi scelgono un’alleanza difensiva, si stanno difendendo, non attaccando».
Travaglio ribatte citando Kosovo, Libia e Iraq: «La Nato ha aggredito Paesi alleati della Russia». Crosetto risponde secco: «La Nato non ha mai dichiarato guerra per occupare un Paese».
Crosetto-Travaglio, il video completo
La battuta su Salvini: “Tutti pensano che io sia il suo psicologo…”
Il tema si sposta sulle divisioni interne al governo sugli aiuti a Kiev. “Salvini dirà sì al decreto?”, chiede Travaglio.
Crosetto sorride: «Tutti che mi trattano come fossi lo psicologo di Salvini…». Poi aggiunge: «Mai avuto problemi con lui in tre anni. Su alcune cose manifesta le sue idee».
Francesca Albanese: la frase che scatena la standing ovation
Il momento più forte arriva quando Crosetto affronta la polemica sulla relatrice ONU Francesca Albanese, che aveva accusato governo e ministro di “complicità nel genocidio”.


















