giovedì, Aprile 17

Delitto Sara Campanella: un ritratto agghiacciante, gli audio choc di Argentino

Questo tipo di stalker non riesce a codificare in maniera corretta i segnali di rifiuto. Anzi, spesso li interpreta come sfide o provocazioni, rafforzando la sua determinazione e l’illusione di essere ricambiato.

Il contatto forzato: un bisogno malato

In un altro frammento audio, Sara dice: “Sono stanca di essere seguita.” La risposta dell’uomo è disarmante: “L’ho fatto solo due volte.” Ma quando lei lo corregge, lui si giustifica affermando che quello era l’unico modo per poterle parlare. Questo tipo di comportamento rivela la distorsione cognitiva che spinge lo stalker a credere che il suo agire sia giustificato, persino necessario.

Il perseguitato non viene più percepito come una persona, ma come un oggetto dell’ossessione, una figura funzionale al bisogno emotivo dell’aggressore. In questo contesto, l’empatia viene completamente annullata.

L’escalation verso la violenza

La pericolosità di questi stalker sta anche nella progressione della loro ossessione. Inizialmente, i comportamenti possono sembrare meno aggressivi: appostamenti, messaggi insistenti, tentativi di conversazione. Ma con il tempo e con l’aumentare dei rifiuti da parte della vittima, la frustrazione dell’aggressore cresce. Alla lunga, questa frustrazione può trasformarsi in rabbia e infine in violenza.

Lo dimostrano le parole pronunciate da Argentino quando Sara tenta di allontanarsi definitivamente: “Quindi è finita?” chiede, mentre lei cerca di salire su un autobus per allontanarsi. E quando la ragazza, esasperata, risponde che non lo avrebbe voluto nemmeno se fosse stata single, lui reagisce accusandola di essere una “cattiva persona”. Il passaggio dall’idealizzazione alla denigrazione è spesso il preludio di un epilogo tragico.

L’importanza di riconoscere i segnali

Il caso di Sara Campanella ci insegna che lo stalking non è mai solo un fastidio o una fase passeggera. È un comportamento patologico, una forma di violenza psicologica che può avere risvolti devastanti. Le parole, i silenzi, le fughe, tutto assume un peso enorme quando ci si trova in una spirale persecutoria.

Per questo motivo, è fondamentale educare alla prevenzione, aiutare le vittime a riconoscere i segnali precoci di pericolo e garantire loro un accesso rapido ed efficace alle misure di protezione. Non bisogna aspettare che la violenza esploda per intervenire.

Una richiesta di aiuto ignorata

Gli audio di Sara sono una testimonianza preziosa e dolorosa: ci raccontano di una giovane donna che aveva capito perfettamente il pericolo che stava vivendo e che ha cercato in tutti i modi di liberarsi. Ha chiesto, più volte, di essere lasciata in pace. Ha spiegato con chiarezza i suoi sentimenti, ha posto confini netti. Ma tutto ciò non è bastato.

Il tragico epilogo della sua vicenda ci impone una riflessione collettiva: quanto siamo pronti ad ascoltare davvero le vittime di stalking? Quante vite potrebbero essere salvate se prendessimo più sul serio i loro segnali di allarme?

Continua a leggere per scoprire maggiori dettagli.