Una dichiarazione che, secondo l’eurodeputata, rappresenta una violazione del principio di presunzione di innocenza. Salis, infatti, è ancora sotto processo, ma dopo l’elezione al Parlamento europeo gode dell’immunità e può affrontare il procedimento in libertà.
Il contesto: tra processo e politica
Il caso Salis è diventato un simbolo delle tensioni tra Bruxelles e il governo di Budapest. L’attivista italiana, detenuta per oltre un anno in Ungheria in condizioni denunciate come disumane, è stata liberata dopo la sua elezione al Parlamento europeo nel 2024. Da allora, ha spesso criticato Orban e le sue politiche definite “illiberali”.
Il premier ungherese, dal canto suo, continua a sostenere che «la giustizia ungherese è indipendente» e accusa l’Unione europea di interferire nei processi interni. Il nuovo scontro tra i due rischia di riaccendere lo scontro diplomatico tra Roma, Bruxelles e Budapest, proprio mentre l’Ue discute i nuovi fondi di coesione destinati all’Ungheria, ancora congelati per violazioni dello stato di diritto.
Le reazioni politiche
Il post di Ilaria Salis ha diviso il mondo politico: i gruppi di sinistra europea e Verdi l’hanno difesa parlando di “coraggio e verità”, mentre i partiti del centrodestra italiano – da Fratelli d’Italia a Forza Italia – l’hanno accusata di “insultare un capo di governo straniero” e “alimentare tensioni istituzionali”.
Intanto, in Ungheria, i media vicini al governo definiscono la deputata «un simbolo della decadenza europea», mentre a Bruxelles il suo intervento riapre il dibattito sulla compatibilità tra l’Ungheria di Orban e i valori fondanti dell’Unione europea.
Un conflitto che non si spegne
L’ennesimo scontro tra Salis e Orban dimostra come il suo caso, nato come vicenda giudiziaria, sia ormai diventato un terreno politico e simbolico. E mentre la deputata promette di “difendere le libertà conquistate”, il premier ungherese ribadisce che “la giustizia non si fa sui social”. Ma lo scontro, a giudicare dai toni, sembra solo all’inizio.
















