Mario Draghi al Quirinale: l’indiscrezione che agita la politica italiana
Negli ultimi giorni il nome di Mario Draghi è tornato con forza al centro del dibattito politico italiano. L’ex presidente del Consiglio e già governatore della Banca Centrale Europea, durante il Meeting di Rimini, ha pronunciato parole che hanno destato scalpore, definendo il proprio ruolo europeo come “non conta nulla”. Una frase che, se da un lato può sembrare una semplice riflessione geopolitica, dall’altro appare come un messaggio politico mirato, in grado di alimentare ipotesi e speculazioni su un suo possibile futuro al Quirinale.
Draghi, da sempre noto per la sua riservatezza e per uno stile sobrio, raramente si espone con dichiarazioni così nette. Questa presa di posizione rappresenta dunque un passaggio significativo e segna, secondo molti osservatori, l’avvio di una nuova fase del suo impegno pubblico.
Il ritorno sulla scena pubblica di Mario Draghi
Non si è trattato di un intervento qualunque. L’ex premier ha scelto un tono inusuale, più diretto e quasi “sentenzioso”, dando l’impressione di voler lanciare un messaggio oltre i confini del dibattito accademico. A differenza di altre occasioni, come il convegno di Lisbona dove aveva affrontato i temi della competitività e del debito comune europeo, a Rimini le sue parole hanno avuto un peso politico più marcato.
Questo cambio di registro ha fatto ipotizzare che Draghi stia preparando con cura una strategia di rientro nella vita istituzionale, magari con un obiettivo chiaro: il Colle. Dopo mesi di incontri riservati con economisti, leader internazionali e think tank, il suo ritorno sulla scena pubblica non sembra casuale, ma parte di un percorso calibrato.
Le dinamiche di Palazzo e lo scenario per il dopo-Mattarella
L’ipotesi di una candidatura di Mario Draghi al Quirinale non è del tutto nuova. Già nel 2022, in piena crisi di governo, si era parlato di lui come successore di Sergio Mattarella. Tuttavia, in quell’occasione mancò un consenso trasversale sufficiente, e la prospettiva sfumò.
Oggi il quadro è diverso. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, forte di una leadership consolidata, guarda con attenzione al futuro del Colle. Il mandato di Mattarella terminerà nel 2029, ma la politica romana ragiona già su possibili scenari di successione. In questo contesto, il nome di Draghi circola come un’opzione di garanzia, capace di rassicurare sia le cancellerie europee che il mondo economico.
Pur non appartenendo al centrodestra, Draghi non è percepito come un avversario politico. Anzi, i rapporti con figure chiave come Giancarlo Giorgetti e Alfredo Mantovano restano solidi. Anche il legame personale con Meloni si è rafforzato dopo la fine del suo governo, quando entrambi hanno scelto di mantenere un dialogo istituzionale improntato alla collaborazione.