La Conscience fa parte della Freedom Flotilla Coalition, che da anni organizza spedizioni umanitarie via mare per rompere il blocco imposto da Israele sulla Striscia. La nave era già stata colpita da un ordigno nel maggio scorso, costretta a mesi di riparazioni in cantiere prima di tornare in mare. Ora, però, l’incubo sembra ripetersi.
“Temiamo un nuovo abbordaggio”
“Il livello di allerta è massimo”, riferiscono gli attivisti a bordo. Alcuni di loro, tra cui medici palestinesi rifugiati in Europa e operatori italiani, sono già stati identificati da Israele come target sensibili. Tra i partecipanti figurano Riccardo Corradini e Francesco Prinetti (attivista di Ultima Generazione), il sindacalista Stefano Argenio della Cgil, e la pedagogista Elizabeth Di Luca.
“Chiedo a tutti di scendere in piazza per manifestare pacificamente e difendere questa missione”, ha detto Prinetti in un appello da bordo. I volontari sanno di rischiare molto: “Fra noi ci sono anestesisti, chirurghi, psichiatri, ginecologi – spiega Fullone – pronti a entrare negli ospedali di Gaza per dare il cambio a chi non dorme da due anni”.
Una missione umanitaria sotto minaccia
Sul ponte della Conscience, la psichiatra irlandese Veronica O’Keane inventaria ogni sera i farmaci destinati ai civili della Striscia: “È da due anni che provo a entrare a Gaza. Ci sono centinaia di migliaia di persone traumatizzate che hanno bisogno di aiuto”, ha dichiarato. Insieme a lei ci sono anche il chirurgo vascolare Mohamed Abhakis da Strasburgo, l’anestesista Marwan Obeid dalla Giordania e la ginecologa Fawza Moha Hassam dalla Malesia.
Secondo la Freedom Flotilla Coalition, oltre 1.500 medici sono stati uccisi nei due anni di guerra e più di 400 risultano detenuti o scomparsi. “Questo è un test per l’umanità – scrivono in un comunicato –: il mondo resterà a guardare mentre una nave umanitaria viene fermata o reagirà per rompere il silenzio?”
Un mare che rischia di diventare teatro di guerra
Lo scenario resta incandescente. Dopo l’abbordaggio israeliano di settembre alla prima Flotilla e la cattura di decine di attivisti, cresce il timore di un nuovo scontro diretto. Israele non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali, ma secondo fonti militari la sorveglianza sul Mediterraneo è stata potenziata “per impedire il trasporto di materiali sensibili verso Gaza”.
Intanto, dalla Conscience arrivano solo frammenti di messaggi, interrotti dalle interferenze radio. “Abbiamo paura, ma andiamo avanti”, è l’ultima comunicazione registrata prima del silenzio.