Il secondo elemento riguarda il bagno della villetta di via Pascoli. L’avvocato sostiene che uno degli assassini potrebbe essere entrato lì dopo il delitto: «C’è un’impronta insanguinata sul tappetino davanti allo specchio. Sul dispenser c’è l’impronta di Stasi, ma senza tracce di sangue. Inoltre, il lavandino era sporco, con capelli e residui, come se non fosse stato lavato. È plausibile che l’assassino si sia specchiato o abbia preso degli asciugamani».
Il dubbio che divide
Per la difesa, questi dettagli alimentano l’ipotesi di un errore giudiziario: «Il ragionevole dubbio – afferma De Rensis – non è un espediente per salvare un colpevole, ma una garanzia per non incarcerare un innocente. Stasi è in carcere da 10 anni, ma chi ha preso davvero l’arma?». Domande che restano aperte e che, ancora una volta, riaccendono il dibattito su uno dei casi più discussi della cronaca italiana.