Nelle ipotetiche elezioni parlamentari, un suo eventuale partito sarebbe addirittura al 21,8%, mentre “Servitore del Popolo”, il partito di Zelensky, scenderebbe all’11,5%.
Budanov e gli altri possibili sfidanti
Un altro nome che circola da mesi è quello di Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence militare ucraina, figura popolare in ambienti patriottici e militari. Al momento, però, la sua forza elettorale appare ridotta: il sondaggio di Info Sapiens lo accredita solo al 5,1%.
Sullo sfondo rimane una questione nazionale: un eventuale ricambio al vertice non garantisce automaticamente un approccio più morbido con Mosca. Al contrario, molti degli uomini più stimati in Ucraina oggi sono considerati più rigidi di Zelensky nei confronti della Russia.
Zelensky si ricandiderà o lascerà? Il dilemma che agita Kiev
A pesare sul futuro non è solo la situazione militare, ma anche la scelta personale del presidente. Zelensky ritiene davvero di potersi ricandidare in queste condizioni? O potrebbe stupire tutti rinunciando, come già accennò a settembre pur di allentare le pressioni della Casa Bianca e passare alla storia come un «eroe di guerra»?
Uno scenario non impossibile, soprattutto se Donald Trump dovesse insistere sul tema elettorale come condizione implicita per nuovi negoziati con la Russia.
Elezioni in guerra: una possibilità o un azzardo?
Resta un enorme punto interrogativo: è davvero possibile indire elezioni in un Paese ancora bombardato, con milioni di sfollati interni e con l’esercito impegnato su più fronti?
La risposta definitiva non c’è. Ma una cosa è chiara: il clima politico, dopo anni di unità forzata, si sta rapidamente riaprendo. E lo scandalo corruzione ha colpito Zelensky nel momento più fragile della guerra.
Se si votasse davvero entro tre mesi, l’Ucraina potrebbe trovarsi ad affrontare la scelta politica più delicata dalla sua indipendenza.
















