lunedì, Settembre 29

Flotilla, un ex membro svela: “Il vero obiettivo non era Gaza”

Non sono mancate le critiche al governo italiano e in particolare alla premier Giorgia Meloni: «Dice che può portare gli aiuti a Gaza in due ore. Una bufala più grande non la poteva dire», ha dichiarato Casarini, accusando l’esecutivo di minimizzare la portata del blocco navale e di non voler assumere una posizione netta contro Israele.

Il quadro politico e diplomatico

La vicenda Flotilla non si gioca solo sul piano umanitario, ma anche su quello politico-diplomatico. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha invitato la delegazione italiana a non forzare il blocco navale, avvertendo dei «rischi gravi» legati a un’eventuale violazione delle acque israeliane. Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto ha ribadito che «le priorità restano la sicurezza e il ricorso a canali umanitari già attivi».

La posizione del governo italiano, però, è stata definita «timida» dalle opposizioni, che accusano l’esecutivo di Meloni di allinearsi alla narrativa israeliana e di non difendere con forza i volontari italiani presenti sulla Flotilla. Da qui la spaccatura interna, con forze politiche come Alleanza Verdi e Sinistra e PRC che hanno espresso solidarietà alla missione e chiesto condanne più dure contro Tel Aviv.

Scenari e rischi futuri

La Flotilla si trova ora in acque internazionali, ma la rotta intrapresa porta inevitabilmente a un confronto con le autorità israeliane. Se il convoglio dovesse tentare di entrare a Gaza, lo scenario potrebbe degenerare in modo drammatico: dal respingimento violento, fino al rischio di un bagno di sangue che coinvolgerebbe non solo gli attivisti ma anche la popolazione civile.

Gli esperti di diritto internazionale ricordano che le acque attorno a Gaza sono sotto controllo israeliano ma non riconosciute come legittimamente di Tel Aviv. Questo crea un vuoto giuridico che Israele sfrutta per imporre un blocco de facto, considerato da molte ONG e istituzioni come una violazione del diritto internazionale.

L’uscita di figure come Celesti e il sostegno di attivisti come Casarini dimostrano che la Flotilla non è solo un’operazione logistica, ma un banco di prova politico che mette in discussione equilibri delicatissimi: tra solidarietà e propaganda, tra diplomazia e confronto diretto, tra diritto umanitario e sicurezza nazionale.

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