Garlasco e il mistero della traccia “33”: cosa rivelavano gli investigatori nel 2020
Il delitto di Garlasco continua a suscitare interrogativi, anche a distanza di anni.
Uno degli elementi più enigmatici dell’intero caso riguarda la cosiddetta traccia “33”, una impronta trovata sulla parete delle scale della villetta di via Pascoli, accanto al corpo senza vita di Chiara Poggi. Questa traccia, rimasta per lungo tempo in secondo piano, è tornata al centro dell’attenzione nel 2020 grazie a una nuova informativa degli investigatori.
Traccia 33: un’impronta misteriosa sulla scena del delitto .
L’impronta numero 33 è stata inizialmente registrata tra le oltre venti rilevate lungo il muro della scala dove si trovava il cadavere di Chiara Poggi. Si tratta di una traccia palmare, ovvero lasciata dal palmo di una mano. All’epoca delle prime indagini, fu considerata di scarsa utilità dagli esperti del RIS di Parma, incaricati delle analisi scientifiche.
Secondo quanto emerge da una informativa del 7 luglio 2020 del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Milano, inviata alla Procura di Pavia, l’impronta in questione potrebbe invece essere molto più significativa. Il documento recita chiaramente:
“È logico-fattuale che l’impronta sulla parete delle scale appartenga all’assassino”.
Questa affermazione ha cambiato radicalmente la percezione degli inquirenti sulla traccia 33, rendendola un possibile elemento chiave nella ricostruzione del delitto di Garlasco.
Le analisi iniziali e i limiti delle indagini
Nel corso delle prime indagini, tuttavia, non furono eseguiti esami biologici approfonditi sulla traccia 33. I carabinieri sottolineano nel documento del 2020 che su questa impronta:
“Non venne fatta alcuna indagine biologica mirata ad accertare se quel contatto possa essere stato lasciato da una mano sporca di sangue (della vittima o di altri) o se fosse altra sostanza”.
L’unico esame svolto fu il combur test, un test chimico preliminare per rilevare tracce di sangue. Tuttavia, i carabinieri non hanno riportato gli esiti dettagliati dell’analisi. Secondo la relazione del RIS di Parma, il campione era stato prelevato grattando l’intonaco con un bisturi sterile, e il test aveva fornito un “esito dubbio”. Inoltre, il test OBTI, specifico per identificare sangue umano, aveva dato esito negativo.
Chi ha lasciato l’impronta 33? Le attribuzioni iniziali
Nel 2020, gli inquirenti hanno ripreso in mano le fotografie scattate sulla scena del crimine e le hanno confrontate con i dati biometrici. Tra le oltre venti impronte rilevate (dalla foto 31 alla 56), alcune furono attribuite a persone note: