Carla Poggi:
“Ma diamo i numeri!”
Maria Rosa Cappa: “Non poteva neanche camminare!”
Carla Poggi: “Appunto, ma diamo i numeri!?”
Maria Rosa Cappa: “Eh ma Carla… guarda che sto di un male, a parte che mi preoccupo per la Paola, poi lei proprio sta male, è proprio stata male”.
Carla Poggi: “Eh lo credo”.
Carla Poggi: “Ma lei cosa poteva fare? Ma non l’hanno vista con la stampella?”
Maria Rosa Cappa: “Ma che cosa gliene frega no? Tu non hai letto sui blog, sulla storia delle stampelle cosa ne dicono?”.
Un tassello in più nell’attesa della verità
La telefonata rappresenta un tassello importante in un quadro investigativo complesso, che dopo 18 anni è ancora in evoluzione. A distanza di quasi due decenni dal delitto di Chiara Poggi, l’incidente probatorio richiesto dalla Procura di Pavia ha riaperto numerosi interrogativi.
La figura di Paola Cappa era stata al centro di alcune domande da parte degli inquirenti, ma la madre sottolinea più volte la sua fragilità fisica, dovuta all’uso del tutore e delle stampelle, come ostacolo insormontabile a qualsiasi coinvolgimento.
Nel frattempo, si attendono nuovi riscontri ufficiali dai periti sul materiale genetico ritrovato tra i rifiuti di casa Poggi, e l’analisi di una misteriosa impronta digitale sulla porta d’ingresso, considerata potenzialmente compatibile con l’aggressore.
Prossimi sviluppi
La Procura ha chiesto di estendere la ricerca di impronte latenti e di utilizzare nuove tecniche dattiloscopiche. Il capello trovato nel sacco della spazzatura non è ancora stato analizzato, e l’impronta numero 10 sulla porta resta un punto focale dell’inchiesta.
Resta dunque da capire se questa intercettazione porterà nuovi elementi a favore di una pista alternativa a quella che ha visto condannare Alberto Stasi a 16 anni per l’omicidio della fidanzata. In molti attendono, ancora oggi, una verità che metta finalmente fine al dolore di una famiglia e di un’intera comunità.