La mattina del 13 agosto, Daniela Ferrari invia alcuni SMS a un ex vigile del fuoco, Antonio, da Vigevano. Quando, lo scorso 28 aprile, viene convocata in Procura per chiarire il contenuto di quei messaggi, la donna si sente male proprio nel momento in cui gli inquirenti citano il nome dell’amico.
Anche l’uomo, sentito precedentemente, avrebbe dichiarato di non ricordare nulla di rilevante. Un comportamento che ha alimentato ulteriori perplessità tra gli inquirenti.
Il bigliettino accartocciato: “Ho fatto cose molto brutte”
Nel febbraio scorso, una perquisizione ha portato al ritrovamento di alcuni bigliettini scritti a mano e gettati nella spazzatura. In uno di questi si legge la frase: “Ho fatto cose brutte, da non immaginare”. Un altro fa riferimento alla morte di Chiara.
Materiale che ora è al vaglio del RACIS, il reparto scientifico dei Carabinieri, che ne analizzerà contenuto e calligrafia. Gli appunti si aggiungono a un articolo scritto dallo stesso Sempio durante un corso di giornalismo… proprio sul caso Garlasco.
La nuova testimonianza su Stefania Cappa
Una donna di 48 anni ha depositato in Procura una confidenza raccolta da Stefania Cappa, cugina della vittima. Secondo il racconto, Stefania avrebbe detto: “Chiara non era buona e nemmeno bella. Ora tutti la osannano solo perché è morta”. La stessa testimone racconta di essere stata portata al cimitero con l’unico scopo – parole di Stefania – di “farsi vedere” dai giornalisti.
Un quadro complesso e stratificato, fatto di rapporti intrecciati, alibi che vacillano, e un clima pesante che, a 18 anni dal delitto, continua a sollevare più domande che risposte.