Al quarto scrutinio del secondo giorno, è arrivato il colpo di scena: Parolin ha calato l’asso nella manica, portando avanti la candidatura di Prevost. Il cardinale americano ha superato di gran lunga i cento voti necessari, mettendo fine alle ambizioni di Zuppi, Gugerotti, Pizzaballa e degli altri papabili italiani. Secondo Bisignani, lo scontro tra le cordate ecclesiastiche ha lasciato solo macerie: la Sant’Egidio di Zuppi contro la diplomazia di Parolin, CL contro tutto ciò che odora di “sinistra ecclesiale”, l’Opus Dei ancora stordita dal ridimensionamento firmato da Francesco.
Francesco e la demolizione sistematica
Il pontificato di Bergoglio ha avuto un ruolo determinante in questa crisi. Francesco ha progressivamente smantellato la rete ecclesiale italiana: ha lasciato senza cardinali importanti diocesi come Milano, Venezia, Palermo, ha isolato la diplomazia curiale e ha colpito in maniera esemplare figure come il cardinale Becciu. Il caso Becciu è, secondo Bisignani, la parabola perfetta di come Francesco abbia gestito il potere: punire uno per ammonire tutti. Umiliazione pubblica, nessun garantismo, zero misericordia.
Una Chiesa che non forma più pensiero
Ma il problema non è solo politico. È culturale, strutturale. La Chiesa italiana non produce più menti pensanti. I seminari sono deserti, le università pontificie smantellate, le grandi scuole teologiche chiuse o ridimensionate. “Il clero non studia più, non scrive, non elabora”, denuncia Bisignani. Le parrocchie arrancano, le associazioni laicali sono irriconoscibili, le Acli, l’Azione Cattolica, i medici cattolici non hanno più rappresentanza. La Chiesa non ha più voce nel dibattito pubblico.
Conclave: gli italiani si sono puniti da soli
Di fronte a tutto questo, gli altri si sono organizzati. Gli americani, uniti, hanno votato compatti. Gli africani hanno seguito, l’Asia ha acconsentito. E l’Italia? Divisa, frammentata, incapace di elaborare un progetto comune. Zuppi e Parolin si sono neutralizzati. Pizzaballa evocato ma isolato. Gugerotti, Semeraro e Gambetti figure stimate ma senza consenso. Nessuno ha avuto il “physique du rôle” per guidare la Chiesa universale.
Il peso degli errori italiani
Bisignani affonda il colpo: “I cardinali italiani si sono annientati da soli. L’Italia fornisce ancora i muri, ma non più la voce della cattolicità”. È la fotografia amara di un sistema che non produce più leadership, non aggrega più, non forma più. Sant’Egidio ha spinto Zuppi ma ha sabotato Parolin. Il carisma di Zuppi non è bastato a raccogliere i voti religiosi. CL si è chiamata fuori. L’Opus Dei era assente. E Villa Nazareth, che esprimeva due papabili come Parolin e Gugerotti, non ha convinto.
Cosa resta ora?
Resta il vuoto. Zuppi torna a Bologna, Parolin al protocollo, Pizzaballa a Gerusalemme. Sant’Egidio minimizzerà, CL diffiderà, l’Opus Dei rifletterà. Ma l’Italia resta senza voce, senza guida, senza direzione. Il Conclave ha premiato chi ha parlato al mondo. Gli italiani, divisi, si sono puniti da soli. Una lezione dura, che deve aprire una nuova riflessione: serve una figura libera dai giochi romani, capace di unire, ispirare e parlare davvero a tutta la Chiesa.