martedì, Luglio 8

Don Matteo Balzano, il prete morto suicida a 35 anni: la Chiesa riflette sul silenzio e la solitudine

 

Queste le parole del don: “Don Matteo le aveva percorse tutte, anche quelle con dei professionisti, per riprendere in mano la fragilità che aveva dentro”.

E aggiunge: “La morte non è la fine della vita, però non sappiamo più prenderla in mano, non sappiamo più raccontare questo mistero della vita. Dobbiamo ripartire dalle fragilità, senza paura”.

 

Il dolore della comunità cattolica

Secondo mons. Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della CEI: “Quando vedete i sacerdoti sorridenti e disponibili, ricordatevi che sono uomini, anche quando nel cuore c’è un buio difficile da gestire”.

Una riflessione profonda arriva anche da Emilia Palladino, docente alla Pontificia Università Gregoriana: “Quando un giovane prete si toglie la vita, non basta pensare ‘solo il Signore sa’. Dobbiamo chiederci se la comunità ha mai fatto abbastanza. Perché ce ne sono molti che soffrono in silenzio”.

Chi era don Matteo Balzano

Don Matteo

era particolarmente attivo con i giovani dell’oratorio. Dopo un periodo difficile a Castelletto Ticino e un successivo incarico a Re, era stato lui stesso a chiedere di trasferirsi a Cannobio. Secondo la diocesi, “non erano mai arrivati segnali di disagio o richieste di aiuto”.

Lanfranchini ha ricordato che l’ultima volta che aveva parlato con lui era l’8 giugno: “Mi ha detto ‘mi trovo bene’”. Una frase che oggi suona ancora più drammatica. Secondo il vicario, il contesto attuale spinge ad una riflessione profonda: “Tutto va veloce, tutti dobbiamo essere forti. Ma dobbiamo rallentare e recuperare l’umanità vera”.

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