Roberto Occhiuto, attuale presidente della Regione Calabria e figura di spicco di Forza Italia, è finito al centro di un’inchiesta giudiziaria condotta dalla Procura di Catanzaro.
L’accusa, pesantissima, è quella di corruzione. A comunicarlo è stato lui stesso, attraverso un video diffuso sui suoi canali social.
Con questo gesto, Occhiuto ha voluto anticipare la notizia per rispetto verso i cittadini, mostrando trasparenza e disponibilità verso la giustizia. L’indagine, però, rischia di aprire un caso politico e giudiziario di rilevanza nazionale.
Un avviso di garanzia per corruzione
Nel video pubblicato, Occhiuto ha annunciato di aver ricevuto un avviso di garanzia, un atto formale che lo informa dell’apertura di un’indagine a suo carico. Il provvedimento, come spiegato dallo stesso governatore, rientra in un’inchiesta più ampia, in cui sono coinvolte diverse persone.
Il reato contestato è la corruzione, uno dei più gravi tra quelli relativi alla pubblica amministrazione. Per Occhiuto si tratta di un’accusa infamante, che ha detto di vivere con profondo sgomento, pur mantenendo un atteggiamento collaborativo nei confronti della magistratura.
“Non sono sereno, ma fiducioso”
Nel suo messaggio, il presidente calabrese non ha nascosto l’amarezza: “Ricevere un avviso di garanzia per corruzione è come essere accusati di omicidio”, ha affermato, sottolineando quanto tale accusa leda l’onorabilità di chi amministra la cosa pubblica.
Ha ribadito con forza di non aver mai preso tangenti né favorito qualcuno in cambio di denaro o altre utilità. “Non ho mai fatto nulla che anche solo si avvicinasse alla corruzione”, ha dichiarato, mostrando piena fiducia nella magistratura e nel corretto svolgimento delle indagini.
La richiesta di essere interrogato subito
Occhiuto ha aggiunto di aver chiesto alla Procura di essere ascoltato il prima possibile, anche “al buio”, ovvero senza conoscere ancora nel dettaglio le accuse specifiche mosse nei suoi confronti. Questo atteggiamento denota la volontà di chiarire ogni aspetto e contribuire in modo attivo all’accertamento della verità.