Alle bordate social si è aggiunta la voce del deputato di Fratelli d’Italia Antonio Baldelli: «Quel quadro rappresenta chi la casa se la conquistava con il lavoro. Il pugno chiuso oggi difende chi la occupa abusivamente a danno di chi se l’è guadagnata». Un’accusa netta, che sposta il focus dal gesto simbolico ai temi securitari e alla questione abitativa, terreno su cui la destra punta a marcare distanza.
La sferzata sulla “sinistra al caviale”
Non mancano i sarcasmi: su Facebook, la commentatrice Paola Pulga parla di «pugno chiuso e più di 8 mila euro netti al mese: la sinistra al caviale». Il refrain è noto: l’uso dei simboli viene letto come coerenza da dimostrare nella vita e nel portafogli, con l’inevitabile processo mediatico su stipendi, ruoli e coerenza personale.
Che cosa rappresenta davvero il “Quarto Stato”
Il dipinto di Pellizza (1901) è diventato icona delle rivendicazioni popolari a cavallo tra Ottocento e Novecento. Il titolo evoca il quarto stato, gli strati subalterni fuori dai ceti dominanti, poi identificati con la classe operaia in età industriale. La tela, marcia compatta verso lo spettatore, è spesso richiamata per dare legittimità storica a battaglie contemporanee. Ma cosa succede quando il simbolo si scontra con il tribunale dei social?
Simboli, rappresentanza e realtà
La foto di Salis riaccende la domanda di fondo: un gesto iconico può bastare a raccontare una posizione politica? Per alcuni è un richiamo necessario; per altri è pura performance, se non accompagnato da scelte legislative e comportamenti coerenti. In mezzo, il campo largo dei simpatizzanti che chiedono meno estetica della protesta e più pragmatismo su salari, casa, servizi.