mercoledì, Agosto 20

Bondeno, bufera sul segretario Pd per meme su Trump e Putin: la Lega chiede le dimissioni

Corradi ha rivendicato la natura satirica del contenuto e ha spostato l’attenzione sul contesto bellico ucraino, riportando al centro le vittime civili: «A me indignano le decine di migliaia di civili morti durante l’invasione dell’Ucraina. Mi indignano le foto dei bambini barbaramente assassinati, mutilati, orfani, di tutti coloro che non avranno più un futuro. A me indigna che durante l’incontro in Alaska si continuasse a bombardare i civili in Ucraina. Mi indignano le semplificazioni e le prese in giro di un presidente Usa che diceva che avrebbe fatto finire la guerra in 15 giorni».

Quanto al meme, Corradi precisa la sua valutazione: «Un’immagine satirica che ha per protagonisti l’uomo più potente del mondo e l’invasore russo, scusatemi, ma non mi indigna. Certo, non è delicata, certo non è ‘istituzionale’, certo non è risolutiva. Forse potevo scorrere e non ripubblicarla quando l’ho vista? Forse sì, sarei stato più politically correct. E mi dispiace davvero se ho urtato la sensibilità di qualcuno, a partire dal portavoce del Popolo della Famiglia (che comunque l’ha ripubblicata per attaccarmi). Ma spero anche ci faccia riflettere sull’immensa fortuna che abbiamo ad essere qui a discutere di una vignetta, invece di essere sotto quelle bombe che in Ucraina continuano a cadere».

Satira, ruolo pubblico e “tono” digitale: il punto politico

Il caso riapre un confronto ricorrente: quali limiti, se esistono, per la satira politica quando a rilanciarla è un dirigente di partito? La Lega parla di «messaggio di odio» e chiede una presa di posizione del Pd; i Dem, ora, devono decidere se prendere le distanze, chiedere scuse formali, avviare un’istruttoria interna o difendere la libertà di espressione rimarcando, però, la necessità di un linguaggio meno sess*alizzato nel dibattito pubblico. Sullo sfondo, la consapevolezza che i social trasformano un post personale in un atto politico, con potenziali ricadute d’immagine sull’intero partito.

Gli scenari: scuse, dimissioni o linea della fermezza

Tre le strade possibili nelle prossime ore: scuse pubbliche e rimozione dei contenuti per disinnescare la polemica; dimissioni del segretario, come chiede la Lega; oppure difesa della legittimità satirica del post, rivendicando la centralità del tema (la guerra) rispetto alla forma, e accusando gli avversari di strumentalizzazione. La scelta influenzerà i rapporti tra maggioranza e opposizione a livello locale e detterà il “tono” della comunicazione politica nel prossimo futuro.

La domanda aperta

La libertà di satira resta un pilastro democratico, ma fino a che punto può spingersi chi ricopre un ruolo pubblico senza erodere il patto di rispetto tra forze politiche e comunità locale? La risposta, a Bondeno, farà scuola ben oltre i confini del Comune.

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