sabato, Novembre 1

Addio a Francesca Duranti, la scrittrice dell’ironia malinconica

È con grande tristezza che apprendiamo della scomparsa di Francesca Duranti, avvenuta a Lucca all’età di novant’anni.

Questa scrittrice, una delle voci più distintive e personali della narrativa italiana del secondo Novecento, ha dedicato oltre quarant’anni della sua vita a esplorare le fragilità, i silenzi e la borghesia del nostro Paese. Il suo stile, caratterizzato da un mix di ironia, malinconia e umanità, ha saputo toccare le corde più profonde dell’animo umano, rendendola una figura centrale nella letteratura contemporanea.

Un Viaggio tra Lucca e New York

Nata a Genova il 2 gennaio 1935 con il nome di Maria Francesca Rossi, Francesca Duranti era figlia del giurista Paolo Rossi, presidente della Corte Costituzionale dal 1975 al 1978. La sua vita si è snodata tra Lucca e New York, due città che non rappresentavano solo luoghi fisici, ma anche paesaggi interiori che hanno influenzato la sua scrittura. Da un lato, la tranquillità e le radici della campagna toscana; dall’altro, il ritmo frenetico e cosmopolita della Grande Mela. Questo doppio orizzonte ha contribuito a formare la sua voce narrativa, caratterizzata da una limpidezza e da un’ironia trattenuta che hanno reso i suoi scritti unici.

Un’Autrice di Successo

Francesca Duranti ha esordito nel 1976 con il romanzo “La bambina”, seguito da “Piazza mia bella piazza” nel 1978. Tuttavia, è stato con “La casa sul lago della luna” nel 1984 che ha raggiunto un riconoscimento significativo, conquistando sia il pubblico che la critica. Questo romanzo, finalista al Premio Strega e vincitore del Premio Bagutta, è stato tradotto in sei lingue e ha raccontato la ricerca di un manoscritto misterioso, intrecciando la trama con la ricerca dell’identità personale. La sua narrativa è stata sempre concepita come un’indagine dell’animo umano, un gesto di salvezza attraverso le parole.

Un’Esplorazione della Condizione Umana

Nel corso degli anni, Duranti ha pubblicato numerose opere che hanno consolidato la sua reputazione come una delle scrittrici più importanti della sua generazione. Tra i titoli più significativi troviamo “Lieto fine” (1987), “Effetti personali” (1988), vincitore del Premio Campiello e del Premio Hemingway, “Ultima stesura” (1991), “Progetto Burlamacchi” (1994) e “Sogni mancini” (1996). Con “L’ultimo viaggio della Canaria” (2003), un romanzo familiare dai toni autobiografici, ha nuovamente esplorato il legame tra destino individuale, memoria e appartenenza, ottenendo per la seconda volta il Premio Rapallo-Carige.

Una Voce Distintiva nella Letteratura

La narrazione di Francesca Duranti non è mai stata un semplice strumento emotivo, ma piuttosto una forma di conoscenza. Ha utilizzato la scrittura per interrogare la realtà e le sue imperfezioni, mantenendo uno sguardo affettuoso e disincantato. La sua prosa, colta ma accessibile, ha saputo descrivere le contraddizioni della borghesia italiana, rivelando le incrinature interne senza mai giudicare, ma osservando con attenzione i dettagli quotidiani per scoprire la verità nascosta dei sentimenti.

Un’Artista del Sentimento

Definita più volte “narratrice del sentimento”, Duranti ha saputo unire leggerezza e malinconia, ironia e pudore, precisione narrativa e consapevolezza emotiva. La sua misura stilistica è diventata una forma di resistenza al frastuono del mondo contemporaneo. Tra le sue ultime opere si ricordano “Il comune senso delle proporzioni” (2000), “Come quando fuori piove” (2006), “Un anno senza canzoni” (2009) e “Il diavolo alle calcagna” (2011).

Un Impegno per la Letteratura

Oltre alla narrativa, Francesca Duranti si è dedicata anche alla traduzione e alla riflessione sul linguaggio. Nel suo “Manuale di conversazione: né rissa né noia” (2009), ha espresso la sua visione della scrittura come arte dell’ascolto e della precisione. Nel 1988, insieme ad Antonio Dini, ha fondato il Premio dei Lettori a Lucca, un’iniziativa pensata per dare voce a chi legge e sottolineare che la letteratura è, prima di tutto, un dialogo.

Un’Eredità Duratura

Tradotta in diciotto lingue e vincitrice del Prix des Lectrices di Elle in Francia, Francesca Duranti lascia un’eredità narrativa in cui passato e presente, realtà e sogno, sorriso e malinconia convivono con una grazia discreta. La sua scrittura non ha mai cercato l’ostentazione, ma ha sempre cercato di scolpire la verità nei dettagli, nei silenzi e nei gesti minimi.

Con la sua scomparsa, il panorama letterario italiano perde una scrittrice che ha saputo raccontare la vulnerabilità umana senza mai trasformarla in spettacolo. La sua idea di letteratura, basata sull’osservazione attenta e sulla ricerca della verità, continuerà a ispirare lettori e scrittori per gli anni a venire. Quale sarà il futuro della narrativa italiana senza una voce così distintiva? La sua eredità rimarrà viva nei cuori di chi ha avuto il privilegio di leggere le sue opere.

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