lunedì, Ottobre 27

Leva militare in Europa, la decisione dell’Italia: Crosetto punta su una “forza di riserva”, mentre Croazia e Germania scelgono la via obbligatoria

Di segno opposto la decisione della Croazia, che ha annunciato la reintroduzione del servizio militare obbligatorio a partire dal 2026. Abolita nel 2008, la coscrizione coinvolgerà circa 18mila giovani ogni anno al compimento dei 18 anni, con un periodo di addestramento di due mesi.

Secondo il governo di Zagabria, la misura mira a rafforzare la prontezza difensiva del Paese e a creare una riserva di cittadini in grado di rispondere rapidamente a crisi o minacce ai confini. Il modello croato si ispira in parte a quello di Paesi baltici e scandinavi, dove la coscrizione è stata reintrodotta per fronteggiare l’instabilità geopolitica nell’Europa orientale.

La Germania studia un modello “flessibile”

In Germania, il ministro della Difesa Boris Pistorius ha rilanciato l’idea di una leva selettiva come deterrente nei confronti di Mosca. Il piano prevede di censire i giovani idonei al servizio militare per sapere chi, in caso di necessità, sarebbe pronto a entrare in servizio. «Un sistema di coscrizione serve a sapere chi può essere impiegato in tempi rapidi», ha dichiarato Pistorius, precisando che il servizio resterà volontario finché possibile.

La Germania, che ha sospeso la leva nel 2011, teme che l’attuale contesto internazionale possa richiedere una maggiore prontezza strategica. L’ipotesi al vaglio del Bundestag è un sistema “ibrido”, basato su volontarietà ma con un nucleo di riservisti obbligatori in caso di emergenza.

L’Europa tra deterrenza e pragmatismo

Il confronto tra Roma, Zagabria e Berlino mostra tre approcci distinti alla sicurezza europea: Italia pragmatica e tecnologica, Croazia nazionalmente difensiva, Germania orientata alla deterrenza strategica. Tutte però rispondono a un medesimo segnale: la consapevolezza che l’Europa non può più dare per scontata la propria stabilità militare.

Tra diplomazia e difesa, l’idea di una nuova “cultura della sicurezza” sembra avanzare nel Vecchio Continente, spinta da un contesto geopolitico che richiede prontezza, coordinamento e – per alcuni – anche un ritorno all’obbligo di servire la patria.

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