sabato, Aprile 19

Meloni da Trump, la reazione del centrosinistra: “Ha svenduto l’Italia”

Il colloquio, che si è svolto in un clima disteso ma ricco di implicazioni, ha sollevato interrogativi cruciali sul futuro dei rapporti transatlantici e sulla strategia italiana in tema di dazi e commercio estero.

L’incontro Meloni-Trump: tra dialogo e diplomazia

Durante la visita negli Stati Uniti, Giorgia Meloni ha avuto un faccia a faccia con Donald Trump, un incontro che ha suscitato clamore non solo per i contenuti discussi, ma anche per la sua simbologia politica. Il Presidente americano ha dichiarato che si sta lavorando a un accordo commerciale con l’UE “al 100%”, un’affermazione che ha immediatamente attirato l’attenzione degli osservatori europei, alimentando un clima di cautela e sospetto.

Von der Leyen prende tempo: attesa per chiarimenti da Meloni

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha preferito non rilasciare dichiarazioni affrettate sull’incontro. In ambienti comunitari si respira un’attesa guardinga: si riconosce il potenziale dell’iniziativa diplomatica della premier italiana, ma prevale l’idea che sia ancora troppo presto per parlare di passi avanti concreti nei negoziati sui dazi.

La presidente della Commissione è decisa a ottenere chiarimenti diretti da Meloni nelle prossime ore per comprendere il reale contenuto del colloquio e le prospettive di un’intesa commerciale duratura. Del resto, l’Europa si trova a un punto critico: il blocco di 90 giorni imposto sui dazi scadrà a giugno, e la Commissione sta già lavorando a eventuali contromisure, nel caso in cui il dialogo con Washington si rivelasse infruttuoso.

Le critiche dell’opposizione italiana: “Italia svenduta”

Le reazioni in Italia non si sono fatte attendere. Il centrosinistra è insorto contro Meloni, accusandola di essersi presentata a Washington senza una strategia concreta per proteggere le aziende italiane. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha dichiarato che la premier “non ha trovato alcun modo per difendere i nostri interessi economici”. Ancora più duro Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, che ha ironizzato: “Trump batte Meloni 2 a 0”.

Secondo l’opposizione, l’incontro ha avuto più un valore propagandistico che sostanziale, e non ha prodotto risultati concreti per le imprese italiane, in particolare quelle del settore agroalimentare ed export, storicamente colpite dai dazi americani.

La posizione dell’UE: tra prudenza e fermezza

A Bruxelles, pur senza esporsi ufficialmente, l’umore generale è di prudenza. Se da un lato si apprezza il tentativo italiano di aprire un canale diretto con gli Stati Uniti, dall’altro si teme che un approccio troppo individualista possa minare la coesione della posizione europea. L’UE infatti ha sempre gestito i negoziati commerciali come blocco unico, e qualsiasi deviazione da questa linea viene percepita come un rischio.

Ursula von der Leyen rimane convinta che l’Europa debba mantenere una posizione ferma ma aperta al dialogo. In caso di mancato accordo con Washington, Bruxelles è pronta a implementare contromisure mirate a proteggere i suoi interessi economici, senza però cadere in un’escalation dannosa per entrambe le economie.

L’Italia tra due fuochi: partner UE e rapporti con gli USA

L’incontro Meloni-Trump ha evidenziato la difficile posizione dell’Italia, stretta tra la fedeltà agli accordi europei e il desiderio di mantenere relazioni privilegiate con gli Stati Uniti. L’invito rivolto da Meloni a Trump per una visita ufficiale a Roma conferma la volontà del governo italiano di giocare un ruolo di mediatore tra le due sponde dell’Atlantico, ma resta da capire se questa strategia possa portare a risultati tangibili.

La visita potrebbe infatti essere letta in Europa come una mossa fuori dal coro, capace di alimentare sospetti sulla reale intenzione dell’Italia di seguire una linea comunitaria condivisa. In un momento in cui l’UE cerca unità per fronteggiare sfide globali come la guerra in Ucraina, la transizione ecologica e la concorrenza cinese, iniziative troppo autonome rischiano di indebolire l’intero fronte europeo.

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