Questi i paletti: solo l’Ucraina può negoziare su condizioni e territori; all’Europa spetta il compito di accompagnare il processo con garanzie concrete, dalla sicurezza alle ricostruzioni. Parole che si inseriscono nella cornice di un sostegno «incrollabile» a Kiev e nella volontà di mantenere la pressione su Mosca finché non si apriranno spiragli reali verso un accordo sostenibile.
Sanzioni, aiuti e sicurezza: cosa c’è sul tavolo
La “coalizione dei volenterosi” europea conferma la disponibilità a nuove misure economiche contro l’economia di guerra russa, parallelamente al rafforzamento delle forniture militari e delle security assurances per Kiev. Sul piano diplomatico, il possibile trilaterale viene immaginato come uno step intermedio, non sostitutivo del ruolo ucraino: ogni ipotesi di cessazione delle ostilità dovrà essere ancorata a garanzie verificabili e a un percorso che non comprometta l’integrazione euro-atlantica dell’Ucraina.
I prossimi passi: Zelensky a Washington e la partita del trilaterale
Con l’arrivo di Zelensky negli Stati Uniti, il dossier entra nella fase operativa: esplorare un formato a tre che, con il supporto europeo, provi a trasformare il “contatto” politico in un canale negoziale stabile. Resta però la prudenza: dal summit di Anchorage non è emersa un’intesa sostanziale e sul terreno i combattimenti continuano. La differenza, oggi, è la cornice: una finestra diplomatica si è aperta. Quanto resterà davvero spalancata dipenderà dalla capacità delle parti di trasformare gli annunci in impegni verificabili.