Giuseppe Conte ha parlato di «governo che resta a guardare», mentre Matteo Renzi ha pubblicato due foto a confronto: una del 2022 con Draghi sul treno per Kiev e l’altra del 2025 senza rappresentanza italiana. «Con Meloni l’Italia si è persa», ha scritto. Carlo Calenda ha invece denunciato «il rischio di un nuovo asse Germania-Francia-Polonia» che marginalizzerebbe Roma.
Intanto Trump firma la tregua tra India e Pakistan
Nel frattempo, mentre l’Europa discute di pace in Ucraina, gli Stati Uniti mettono a segno un colpo diplomatico inatteso: l’annuncio di un cessate il fuoco immediato tra India e Pakistan, storiche rivali del subcontinente asiatico.
La notizia è arrivata direttamente da Donald Trump, che su Truth Social ha scritto: «Dopo una lunga notte di colloqui mediati dagli Stati Uniti, sono lieto di annunciare che India e Pakistan hanno concordato un cessate il fuoco totale e immediato. Congratulazioni a entrambi per aver dimostrato buon senso e grande intelligenza».
Rubio e la diplomazia americana: “Avviato dialogo in sede neutra”
Il Segretario di Stato USA Marco Rubio ha confermato che l’accordo è stato raggiunto attraverso un dialogo diretto con i leader dei due Paesi, Narendra Modi e Shehbaz Sharif. «Siamo lieti che si apra un canale di dialogo. I colloqui proseguiranno in sede neutrale», ha scritto su X.
Il ministro degli Esteri pakistano ha dichiarato che «il Pakistan ha sempre lottato per la pace senza compromettere la propria sovranità». Anche l’India ha confermato il cessate il fuoco tramite un comunicato delle sue forze armate, pur escludendo, per ora, nuovi tavoli su altri fronti.
Un nuovo equilibrio geopolitico?
In poche ore, due fotografie: da un lato Meloni che parla da Roma in videocollegamento, dall’altro Trump che annuncia la fine di un’escalation militare tra due potenze nucleari. Le immagini sembrano raccontare uno spostamento dell’asse geopolitico globale. L’Europa discute, l’America decide.
Il tempo dirà se la tregua tra India e Pakistan reggerà e se l’Italia saprà riprendersi un ruolo centrale nei consessi internazionali. Ma oggi, almeno sul piano simbolico, le diplomazie parlano chiaro: chi c’è e chi manca fa tutta la differenza del mondo.