Un peso che ora non riesce a togliersi di dosso: “Mi sarei potuta accorgere se qualcosa non andava. Forse avrei potuto aiutarla. Ciò che mi tormenta è il rimorso di non essere stata con lei fino all’ultimo”.
Francesca racconta anche l’inizio della serata: una pizza con i ragazzi del gruppo Gala Sport Academy, poi la festa, il divertimento tra amici, giochi in piscina, risate. “Abbiamo anche giocato a palla in acqua” dice. “Simona mi ha detto: buttiamoci vestite! E molti lo facevano, anche col cocktail in mano”.
Una serata tra amici, ma restano dubbi
Secondo Francesca, la festa si è svolta in modo assolutamente normale: “C’era alcol, ma nessuno ha esagerato. Era un divertimento sano, come sempre accadeva tra noi atleti”. Aggiunge che non ha visto nulla di sospetto, né atteggiamenti fuori controllo da parte di qualcuno.
Sul fatto che Simona sia annegata, Francesca è categorica: “Non ci credo. L’acqua era bassa e lei era bravissima a nuotare, lo era in ogni sport”. Per lei, quella della morte accidentale è una tesi che non regge: troppi punti oscuri, troppe domande ancora senza risposta.
Un dolore che non si cancella
“Simona era piena di vita, un’atleta da ammirare. Si prodigava per tutti, sempre con il sorriso. Quello che ci lascia è una ferita profonda e inspiegabile. Spero che venga fatta giustizia”.
Nel frattempo, il legale della famiglia Cinà chiede chiarezza, e gli inquirenti stanno raccogliendo testimonianze e materiali, tra cui alcuni video rimossi dai social subito dopo l’accaduto. Un caso che fa parlare tutta la Sicilia — e non solo — e che rischia di trasformarsi in un nuovo mistero tutto italiano, tra dubbi, omissioni e domande senza risposte.