venerdì, Ottobre 10

“Nessun accordo di pace”. Floris lo dice in diretta, gelo in studio da Lilli Gruber: è polemica

Giovanni Floris e le sue perplessità sull’accordo di pace tra Hamas e Israele

Recentemente, il mondo ha accolto con entusiasmo l’accordo di pace proposto dal presidente americano Donald Trump, che mira a porre fine al conflitto tra Hamas e Israele. Tuttavia, non tutti condividono questo ottimismo. Giovanni Floris, noto giornalista e conduttore del programma “Otto e mezzo” su La7, ha espresso una visione critica riguardo a questo accordo, rifiutando di definirlo “storico” senza riserve. Le sue dichiarazioni hanno suscitato un acceso dibattito, evidenziando le complessità e le sfide che circondano la situazione in Medio Oriente.

Un accordo da valutare con cautela

Floris ha messo in discussione l’entusiasmo generale, affermando che “questo lo dirà la storia”. Secondo lui, l’uso prematuro dell’aggettivo “storico” è una tendenza che si osserva frequentemente, non solo in questo contesto. “Di sicuro è una bella giornata, smettono di morire le persone, vengono liberati gli ostaggi”, ha aggiunto, riconoscendo i progressi ottenuti. Tuttavia, il suo scetticismo rimane forte: “Un accordo di pace presuppone una guerra. Qui non c’era una guerra. C’era Israele che sterminava i civili”, ha dichiarato, sottolineando la sproporzione del conflitto.

Il ruolo di Trump e la pressione internazionale

Floris ha anche analizzato il ruolo di Donald Trump in questa situazione, affermando che il presidente americano ha fermato l’offensiva israeliana perché “Netanyahu era rimasto da solo nell’opinione pubblica mondiale”. Questa affermazione mette in luce come le dinamiche politiche globali possano influenzare le decisioni di guerra e pace. Floris ha descritto Trump come “né buono né cattivo”, suggerendo che le sue azioni siano guidate principalmente da opportunismo politico piuttosto che da un reale interesse per la pace.

Critiche al governo italiano

Non si è fermato qui, Floris ha anche criticato aspramente il governo italiano per la sua mancanza di una posizione chiara riguardo al conflitto a Gaza. “È faticoso stare zitti quando l’esercito israeliano ha attaccato la Flotilla e ha preso deputati ed eurodeputati italiani in acque internazionali”, ha affermato, evidenziando una grave mancanza di reazione da parte delle istituzioni italiane. Secondo lui, l’Italia ha avuto un ruolo marginale nella trattativa, seguendo passivamente le indicazioni di Trump e schierandosi silenziosamente dalla parte di Israele.

Il movimento pacifista e le mobilitazioni

Floris ha anche voluto sottolineare l’importanza delle mobilitazioni pacifiste, affermando che il movimento ha avuto un impatto reale, anche se spesso minimizzato dai media. “Noi lo abbiamo raccontato. Da due anni lo raccontiamo. Ma all’estero è stato fatto anche con più forza”, ha detto, citando la manifestazione di Amsterdam come un esempio di come la pressione popolare possa influenzare le decisioni politiche. Questo dimostra che, nonostante le difficoltà, la voce della società civile può ancora farsi sentire.

Il posizionamento internazionale dell’Italia

Infine, Floris ha lanciato un monito sul posizionamento internazionale dell’Italia, avvertendo che “noi, a stare dalla parte di Trump, non ci abbiamo guadagnato nulla”. Ha messo in guardia sul rischio che l’Italia possa rimanere esclusa dalle scelte decisive che plasmeranno il futuro del Medio Oriente e il ruolo dell’Europa nei prossimi anni. Questa affermazione solleva interrogativi importanti su come le alleanze politiche possano influenzare la posizione di un paese su questioni globali cruciali.

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