martedì, Maggio 13

Bologna, il Pd chiude 25 circoli: tra questi anche quelli di Prodi e Schlein

A spiegare la scelta è il tesoriere nazionale Michele Fina: “Non abbiamo mai avuto così tante risorse e iscritti. I circoli stanno aumentando, abbiamo semplicemente chiuso delle sedi storicamente problematiche o sovradimensionate”. Il Pd, secondo Fina, ha superato i 200mila iscritti (+15% in due anni), e ha registrato una crescita del 30% nelle Feste dell’Unità.

Anche i numeri economici sembrano positivi: 10,3 milioni di euro raccolti con il 2×1000 e un incremento di 3 milioni dalle sottoscrizioni. Ma tutto questo non basta a placare il malcontento.

La rabbia della base: “Li hanno costruiti i compagni”

In Emilia Romagna, culla del PCI, la protesta monta. “Noi staremo dentro al circolo finché non ci cacciano”, dichiarava già a gennaio Nicola Rivani di Minerbio. Dopo mesi di discussione, la direzione provinciale ha salvato solo 8 delle 33 sedi in bilico. “Come la Juventus in serie C. Ma era inevitabile”, ha commentato lo storico Paolo Pombeni.

Secondo Fina, il problema è strutturale: “Abbiamo ereditato locali troppo grandi o in doppione, a volte ridotti a magazzini. Il Pd non ha mai davvero fuso i patrimoni di Ds e Margherita. A Bologna si sono accumulati 4 milioni di euro di debiti per affitti mai pagati alle fondazioni post-Ds”.

Nuove aperture e investimenti nei territori

Nonostante le chiusure, il partito punta a rilanciarsi. “A Roma abbiamo ricomprato il circolo di San Lorenzo. A Bologna ne abbiamo aperti due nuovi: uno a Castel del Rio e uno a Vergato”, racconta Fina. L’obiettivo è chiudere con il passato e razionalizzare le risorse.

“Sono soldi che prima andavano a sondaggi e comunicazione, ora li investiamo nei territori”, afferma. “Abbiamo scelto di fare il riordino ora che siamo in salute, per evitare tagli più duri in futuro”.

Un partito in bilico tra nostalgia e riforma

Il caso di Bologna è emblematico. Da un lato c’è la nostalgia per i tempi in cui i circoli erano il cuore pulsante della militanza. Dall’altro la volontà di adattarsi ai tempi, tagliando i rami secchi. Ma il rischio è quello di perdere contatto con la base proprio mentre si cerca di rafforzare la struttura.

Resta da capire se, nel lungo periodo, questa “cura dimagrante” rafforzerà davvero il Pd. O se invece finirà per svuotarne l’anima.

Continua a leggere per scoprire maggiori dettagli.