Al tempo stesso, è evidente che una parte consistente dell’elettorato continua a chiedere un cambiamento profondo. Non solo nei volti, ma nella visione strategica: dalle alleanze, ai temi economici e sociali, fino alla capacità di dialogare con un’Italia che si sta radicalizzando in molti suoi segmenti.
Paolo Gentiloni, che per ora non ha commentato l’ipotesi di un suo ritorno nella leadership nazionale, potrebbe però trovarsi presto al centro di un pressing crescente. Il suo nome, moderato e rassicurante, potrebbe diventare il perno attorno al quale far ruotare una nuova fase per il PD, in vista delle prossime elezioni europee o politiche anticipate.
Una sinistra da ricostruire
Il terremoto interno al Partito Democratico mette in luce una realtà più ampia: la sinistra italiana è ancora in cerca di una vera identità. Troppo divisa per competere con la compattezza del centrodestra, troppo frammentata per offrire una proposta alternativa coesa. E con una leadership in bilico, il rischio è che il partito perda definitivamente la sua centralità nel panorama politico nazionale.
Resta da capire se Schlein riuscirà a rispondere a queste critiche interne con proposte concrete e nuove aperture, o se invece sarà costretta a fare un passo indietro. Una cosa è certa: la partita per la leadership nel PD è tutt’altro che chiusa.