A luglio il sottosegretario all’Interno Emanuele Prisco aveva parlato di coerenza con le linee guida Nato ed europee in tema di sicurezza integrata
. Anche Antonio Tajani, ministro degli Esteri, aveva definito il ponte uno strumento per garantire la sicurezza
e rafforzare le capacità difensive del Paese.
Con la smentita americana, però, quella narrativa si è incrinata, aprendo spazi di polemica interna e rafforzando i dubbi delle opposizioni.
Le critiche dell’opposizione
Il Movimento 5 Stelle ha accusato il governo di voler inserire il ponte tra le spese militari solo per facilitare il raggiungimento del 5% del Pil in Difesa, come chiesto da Donald Trump. La finanza creativa di questo governo ha trovato le porte chiuse dagli amici americani
, ha dichiarato la senatrice Ketty Damante, parlando di “ennesima figuraccia internazionale”.
L’opposizione denuncia inoltre che i costi ricadranno interamente sui cittadini, sottraendo risorse a sanità, istruzione e altre infrastrutture prioritarie.
Un’opera tra politica e diplomazia
Lungo 3,3 chilometri, il Ponte sullo Stretto continua a dividere l’opinione pubblica. Per i sostenitori è un’infrastruttura chiave per modernizzare l’Italia, per i detrattori un investimento sproporzionato e vulnerabile in caso di conflitto. Il mancato sostegno Nato ha mostrato i limiti della strategia italiana nel cercare di agganciare un’opera interna a obiettivi militari internazionali.
Ora il governo dovrà dimostrare di saper portare avanti il progetto contando solo su fondi nazionali, mentre restano aperti i dubbi politici e diplomatici sull’utilità e la sostenibilità dell’opera.