giovedì, Settembre 4

Usa avvertono l’Italia su Ponte sullo Stretto: “No a contabilità creative sulla spesa Nato”

 

Gli Stati Uniti hanno inviato un chiaro avvertimento ai propri alleati europei, Italia compresa, in merito alla gestione delle spese militari destinate all’Alleanza Atlantica. Secondo quanto riportato da Bloomberg, l’ambasciatore statunitense presso la Nato, Matthew Whitaker, ha sottolineato che non saranno tollerati tentativi di inserire nelle statistiche Nato voci di spesa non direttamente legate alla difesa.

 

Il richiamo riguarda da vicino Roma, dove da settimane si discute se includere nei bilanci per la difesa anche i costi legati alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, una delle opere infrastrutturali più discusse della storia recente italiana. L’idea, se confermata, rischierebbe di innescare frizioni con Washington e con l’Alleanza atlantica.

 

La posizione degli Stati Uniti: chiarezza sui conti della difesa

 

Whitaker, in una recente dichiarazione, ha ribadito che l’obiettivo fissato dalla Nato – raggiungere il 5% del PIL in spese militari – deve essere rispettato con serietà e trasparenza. “Ho avuto conversazioni anche oggi con alcuni Paesi che stanno adottando una visione molto ampia della spesa per la difesa”, ha spiegato l’ambasciatore. “È fondamentale che l’impegno riguardi esclusivamente le spese realmente connesse al settore militare e che non si ricorra a scorciatoie contabili”.

 

Con queste parole, Washington mette in guardia i governi europei dall’inserire spese civili o infrastrutturali sotto la voce difesa. Il timore degli Stati Uniti è che si possa aprire la strada a “contabilità creative”, che gonfierebbero artificialmente i bilanci senza rafforzare concretamente le capacità militari dell’Alleanza.

 

L’Italia e il nodo del Ponte sullo Stretto

 

Nel nostro Paese il dibattito è particolarmente acceso. Da tempo il governo guidato da Giorgia Meloni valuta se conteggiare i costi del Ponte sullo Stretto come investimento di rilevanza strategica anche per la difesa. La motivazione alla base di questa ipotesi è che l’opera, collegando Calabria e Sicilia, avrebbe un valore logistico e militare in caso di conflitto o di operazioni Nato nel Mediterraneo.

 

Tuttavia, questa interpretazione viene giudicata da molti osservatori come forzata. Se da un lato il Ponte potrebbe effettivamente migliorare la mobilità di uomini e mezzi, dall’altro resta principalmente un’infrastruttura civile. Inserirlo nelle spese Nato rischierebbe di essere percepito come un tentativo di aggirare gli obblighi fissati dall’Alleanza, alimentando tensioni con Washington e con altri partner europei.

 

Il contesto internazionale: perché gli Usa chiedono rigore

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