L’impressione, secondo diverse fonti dem, è che si stia lavorando alla costruzione di un mega-correntone capace di condizionare – se non addirittura mettere sotto tutela – le scelte del vertice del partito.
Il vero rischio per Schlein: un Pd che si divide proprio alla vigilia del voto
La segretaria arriva a questa fase già indebolita dai sondaggi, che registrano un Pd in leggera flessione e un centrodestra stabilmente in testa. Le regionali non promettono facili trionfi: il Veneto appare già perso, mentre in Campania e Puglia l’esito potrebbe essere meno favorevole del previsto.
A rendere il quadro ancora più fragile c’è il rapporto con Giuseppe Conte, che molti nel Nazareno considerano un “amico-rivale” pronto a sottrarre voti e spazio politico in caso di risultati incerti.
I dissidenti dichiarati: meno pericolosi ma sempre più vocali
Paradossalmente, la riunione dei “dissidenti conclamati” – da Pina Picierno a Lorenzo Guerini, passando per Giorgio Gori e Graziano Delrio – appare oggi meno minacciosa. Il loro obiettivo è noto: spostare il Pd verso il centro, ricucire con il mondo moderato e ridurre la distanza con l’elettorato riformista.
Ma è il fronte interno di chi ufficialmente sostiene Schlein a rappresentare la vera incognita: una maggioranza inquieta, divisa tra lealtà e ambizioni personali.
Verso un congresso anticipato?
Nei corridoi del Nazareno la domanda gira sottotraccia: la leadership di Schlein è davvero al sicuro? Oppure la tre giorni di Montepulciano sarà l’inizio di una nuova fase, con richieste di congresso anticipato capaci di ribaltare gli equilibri?
Per ora, la segretaria gioca di anticipo, mostrarsi presente, presidiare ogni spazio. Ma il retroscena sembra chiaro: dentro il Pd, più che l’opposizione esterna, sono i rapporti interni a essere sul punto di esplodere.
















