Giorgia Meloni ha telefonato a Sigfrido Ranucci per esprimergli la propria solidarietà dopo l’attentato che ha distrutto la sua auto e quella della figlia a Pomezia. Ma il conduttore di Report non è riuscito a rispondere, perché si trovava in quel momento in procura. È stato lo stesso giornalista a raccontarlo in diretta durante un collegamento con la trasmissione Il Rosso e il Nero su Radio Uno, mentre partecipava alla manifestazione di solidarietà organizzata in piazza Santi Apostoli a Roma dal leader M5S Giuseppe Conte.
“È bello leggere che anche esponenti del centrodestra sono venuti alla manifestazione di solidarietà”, ha detto Ranucci dal palco. “Ho ricevuto una telefonata della premier Giorgia Meloni, ma non sono riuscito a risponderle e me ne sono scusato. Mi ha chiamato purtroppo mentre ero in procura. Ho ricevuto tanti attestati di solidarietà e questo non può che fare piacere”.
Scambio di messaggi tra Meloni e Ranucci
Secondo quanto riportato da Open, dopo il tentativo di contatto telefonico, la premier avrebbe inviato a Ranucci un messaggio WhatsApp di vicinanza e solidarietà. Il giornalista, una volta terminati gli impegni in procura, le avrebbe poi risposto ringraziandola per il gesto. Un segnale distensivo dopo giorni di tensioni politiche e polemiche legate all’attentato e alla manifestazione in suo sostegno.
La lettera in punto di morte di Miriam
Dal palco di piazza Santi Apostoli, Ranucci ha voluto condividere anche un episodio personale e toccante. “Ero a Modena per presentare il mio libro”, ha raccontato, “quando una madre si è avvicinata per consegnarmi una lettera scritta da sua figlia Miriam, morta pochi giorni prima a soli vent’anni per un tumore. Mi ha detto che sua figlia non aveva mai perso una puntata di Report, e che aveva voluto ringraziarci in punto di morte per le nostre inchieste”.
Un racconto che ha commosso la piazza, e che Ranucci ha collegato alla missione del giornalismo d’inchiesta: “Raccontare le difficoltà dei cittadini e dare voce a chi non ce l’ha è la ragione per cui continuiamo”.
Due nuove querele per il conduttore di Report
Poche ore prima, sempre ai microfoni di Radio Uno, Ranucci aveva rivelato di avere ricevuto due nuove querele mentre si trovava in sede Rai. “Un dirigente mi ha appena consegnato due atti giudiziari”, ha detto, “una delle quali arriva da un esponente storico della Lega di Umberto Bossi”, in relazione a un’inchiesta sui finanziamenti del partito.
Dal palco, il conduttore ha poi elencato alcune delle inchieste più delicate realizzate da Report negli ultimi anni, dai 6 milioni di italiani che non riescono a curarsi ai 300mila precari nella scuola, fino ai casi di poliziotti morti sul lavoro. Ha quindi ricordato come le “norme che limitano la libertà di stampa” stiano diventando un problema strutturale nel Paese: “Si parla tanto di presunzione d’innocenza, ma anche a me farebbe comodo, visto che sono imputato in diversi procedimenti”.




















