Nel caos successivo allo stop al terzo mandato, sono emerse tensioni tra la Lega e Forza Italia. Il partito di Salvini, che nel 2020 prese solo il 16,9%, spinge per un nome interno: in pole Alberto Stefani, vicesegretario federale del Carroccio e promotore della legge per il terzo mandato. La Lega rivendica la guida della regione e il buon governo espresso finora.
Forza Italia, invece, ha avanzato il nome di Flavio Tosi, ex sindaco di Verona, oggi deputato azzurro ed ex leghista, nonché nemico storico di Salvini. Ma Antonio Tajani ha dichiarato che non ci sono veti su un nome leghista, lasciando intravedere una possibile apertura. Gli azzurri potrebbero infatti ritenersi soddisfatti della ricandidatura di Occhiuto in Calabria e allentare la pressione sul Veneto.
Fratelli d’Italia vuole una regione del Nord
Il partito di Giorgia Meloni, forte della crescita nei consensi, chiede ora di guidare almeno una regione settentrionale. I nomi più forti sono Luca De Carlo, presidente della Commissione Agricoltura al Senato, e Raffaele Speranzon, vicecapogruppo a Palazzo Madama. Ma l’eventualità che FdI possa imporsi in Veneto rischia di alimentare un braccio di ferro con la Lega, complicando un voto che sulla carta sembrava già vinto.
Il centrodestra è quindi bloccato: ogni partito ha il proprio nome, ma nessuno intende cedere. L’unità della coalizione traballa, e per Giorgia Meloni il dossier Veneto si trasforma in un potenziale boomerang politico, proprio mentre il governo affronta tensioni interne crescenti.